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mercoledì 23 giugno 2010

Pandora

L’arte sociale per riflettere su quel che mettiamo in tavola

di M.S.



Pandora vede la ricerca di un’arte costruttiva intesa come necessità, in questo inizio di millennio, contrapposta alle forme di espressione manifestamente distruttive e alla negazione dell’alterità fine a se stessa.

Pandora sottolinea quanto l’ “estetica del crudele” possa pagare nella società contemporanea, in un circuito di inutile onnipotenza e sterile esaltazione, piegato e impoverito dalle leggi del capitalismo.

Pandora attua una rottura e richiede un nuovo inizio.

M.S.:

Tiziana Pers, chi sei mentre costruisci un' azione, mentre la pensi la progetti e poi quando la metti in opera?

Tiziana:

Durante il processo creativo rimango sempre fedele a me stessa, anche se i miei lavori contengono una duplice valenza, rappresentano qualcosa di biografico e oggettivo allo stesso tempo.

Quindi io non interpreto qualcun altro, non esco mai da ciò che esisteva già in nuce dentro di me. Ma al contempo durante l'azione ogni dettaglio è carico di simbolismi, e io stessa divento metafora di quella violenza che viene quotidianamente e omertosamente perpetrata ai danni di chi è considerato 'diverso'.

In “Pandora_2: The First Supper”, ho salvato due cavalli dalla macellazione. In qualche modo mi sono posta come Deus ex Machina, che qui decide per il 'bene’, contrapponendo tale processo a quello che Nitsch mette in atto. Ma non si tratta di una mera rappresentazione, di un accadimento retorico, è piuttosto il ripetersi di una costante: quando insegnavo equitazione ho salvato moltissimi cavalli dalla medesima sorte.

Il fatto poi che durante Pandora_2 io fossi incinta, al settimo mese, ha accentuato in me una viscerale necessità di guardare e proteggere ciò che riconosco come vita. Si viene a creare una sorta di parallelismo tra il bambino che cresce, che è vivo ma deve ancora nascere, e i cavalli, destinati invece a morire per mano umana.

Durante l'azione io sono dapprima macellaio, e simbolicamente seziono gli animali, dipingendo con il sangue sui loro corpi quelle linee che un macellaio vero avrebbe segnato con un coltello. Poi immergo le mie mani nel sangue. E in quel momento riconosco nel sangue un sangue simile al mio. Quindi mi spoglio dalle mie vesti di uccisore, emulata dagli altri macellai, e sul mio corpo si vedono gli stessi segni che ho dipinto sui cavalli. Vi è una empatica identificazione tra esseri di specie diverse, uniti dalla medesime capacità di provare dolore, paura, affetto. Dopo aver lavato le mani con l'acqua, condivido un pasto al quale prendiamo parte noi umani, e i cavalli insieme. Non siamo più così diversi, siamo solo dei commensali alla medesima tavola. Ogni preconcetto viene annullato.

Durante questa Prima Cena delle voci leggono il Cantico delle Creature, sovrapponendo le voci, fino a quando le parole non sono più riconoscibili.

Il giorno dopo Lilith, cavalla trottatrice di 4 anni, è stata donata al Centro di Ippoterapia 'Anche Noi a Cavallo' di Porcia, dove può contribuire attivamente, conducendo una vita piena d'amore e di attenzioni. Le voci che leggevano il Cantico appartengono ad alcuni dei ragazzi in terapia presso il Centro. Chico, cavallo andaluso di 15 anni, è ancora con me.

Il rituale non attua una modifica solo simbolica. Esperire l'azione in qualche modo innesca un mutamento che diventa indelebile. I segni si possono lavare, ma rimangono incisi su un altro livello.

M.S.:

Personalmente, sento che qualcosa sta cambiando nel rapporto con le creature, anche se spesso mi arrabbio quando vedo ancora le pubblicità di maialini sorridenti e felici di diventare prosciutti, c'è una distorsione profonda nel messaggio, però sempre più persone si accorgono di questo . Nel tuo caso, cosa succede a performance finita? Quando ci si rende conto che quel cavallo continuerà a vivere e anzi a vivere molto bene?

Tiziana:

Finita le performance, sia nel caso di Pandora (ne ho realizzate tre differenti), sia in quello della Macelleria di Vita, diverse persone sono venute da me a dirmi che ci avrebbero riflettuto, prima di mangiare nuovamente della carne. In realtà, io non posso avere la presunzione di supporre che davvero queste persone siano poi diventate vegetariane o abbiano considerato questa ipotesi, ma ho la certezza di aver fornito una differente chiave di lettura. Soprattutto per il fatto che nelle mie azioni il pubblico non è un elemento passivo. La ricezione diventa molto spesso interazione. Tornando a “Pandora_2: durante la Prima Cena”, alcuni dei performer si sono allontanati dal tavolo, per portare grandi cesti di frutta, verdura e focacce in mezzo al pubblico, in modo tale che lo spettatore potesse essere partecipe del banchetto e diventare parte integrante del rituale, in queste modo diventerà il momento epifanico del mutamento, del passaggio degli animali da 'carne' a 'vita'.

In Pandora, come dicevo prima, ci sono dei manifesti riferimenti al Teatro delle Orge e dei Misteri di Hermann Nitsch, che qui si concretizzano in maniera opposta.

Nitsch uccide e sventra gli animali, aiutato dai suoi performer, davanti al pubblico, in modo da 'permettere al dionisiaco di irrompere fuori dal nostro inconscio' e per far

emergere i più primordiali e brutali istinti. Tramite l'esaltazione di sensazioni carnali e sadiche vuole discendere e far discendere nelle sfere represse del subconscio, per condurre all''eccesso fondamentale sadomasochistico'. Il tutto dovrebbe sfociare in quella che Nitsch chiama 'abreazione catartica', cioè una purificata, non controllata reazione.

In Pandora invece l'animale diventa il simbolo di una rinascita. Anche qui il rosso del sangue rappresenta la violenza, il dolore, la linfa perduta. Ma per questi animali è un dolore che non si è compiuto. La catarsi qui avviene senza vittime, e scaturisce al contrario nell'atto salvifico della condivisione empatica.

Una condivisione che include anche il pubblico.



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