Colletta Alimentare 2011

Colletta Alimentare 2011 - Io ci sarò!

Contatore

martedì 1 settembre 2009

Ed eccomi qua - Editoriale n°1


Caro lettore,
ben ritrovato!
Spero di averti stuzzicato e incuriosito con i miei articoli del Numero Zero; se invece mi sfogli per la prima volta, ti saluto e mi presento velocemente. Sono una nuova rivista nata dalla voglia di un gruppo di persone (gruppo Volentieri) di creare uno spazio per esprimere la loro creatività e dare voce ad interessi ed argomenti che stanno loro a cuore. Il Numero Zero ha conquistato con i sui articoli ben oltre 200 persone e questo numero si annuncia ancora più ricco e variegato perché altri autori hanno voluto cimentarsi proponendo nuovi temi per le mie pagine. Ritroverai, caro lettore affezionato, alcune rubriche a cui sicuramente ti sarai già appassionato: la rubrica di Philomena l’angolo di Trieste da riscoprire, la ricetta del mese, un altro sentiero del Carso da esplorare ed el canton del cruciverba. Nell’angolo delle buone idee ti propongo alcuni nuovi temi: le banche del tempo, il recupero dei prodotti dai supermarket ed il “sedizioso” giardinaggio abusivo/rivoluzionario.
Il tempo d’estate e di viaggio mi ha ispirato a parlarti di car pooling e di turismo responsabile, buona pratica di cui poi potrai leggere anche un esempio nel resoconto di un viaggio in Islanda.
Troverai la seconda puntata sull’autorecupero solidale, un’intervista all’aquilano Collettivo99 che lavora per una ricostruzione sostenibile dopo il terremoto di aprile e la presentazione della Marcia Mondiale della Pace e la Nonviolenza che passerà a Trieste il 7 novembre. Darò voce al “Partito del spritzeto” ed alla sua rilassata soluzione al problema energetico. Ti parlerò di arte con un articolo sui manifesti d’artista e infine, come ogni rivista che si rispetti, anch’io da questo numero saprò scrutare il cielo e suggerirti i consigli degli astri con il mio oroscopo sostenibile.
Prima di lasciarti alla lettura, voglio proporti un’ultima riflessione. Si può diffondere un’idea o un pensiero sia scrivendo (ed io ne divento il messaggero), sia agendo concretamente. Ed è proprio con questo spirito che il gruppo Volentieri ha organizzato nei mesi appena passati alcuni eventi presso il circolo Arci Stella di Longera (grazie per l’ospitalità!) che hanno richiamato e coinvolto veramente molte persone.
Ecco qua sotto un breve resoconto dei “mercoledì allo Stella”, e non solo...

Attività promosse dal gruppo Volentieri, luglio 2009:
1/7 “aperitivo a km0” per promuovere l’uso dei prodotti locali;
7/7 danza, a cura di Ambra Cadelli (ACTIS), e aperitivo nell'ambito della mostra fotografica dell'autore Francesco Fantini;
8/7 incontro/dibattito sulla TAV con Dario Predonzan e Dario Gasparo;
15/7 cena “una casa para todos” per presentare e finanziare il progetto dell’associazione Kallipolis e Ingegneria Senza Frontiere per lo sviluppo di un centro polifunzionale a Quito (Ecuador);
22/7 serata sul tema del “turismo responsabile” della quale troverai alcune riflessioni in un articolo;
29/7 cena per presentare e finanziare il progetto dell’associazione Musoco “l’oro del Mozambico

La giacca che visse due volte

Baratto, riuso, recupero: tanti modi di guardare al mondo del mercato e della moda in modo consapevole ed ecologico

di Valentina Daelli


Finita la tendenza dell’usa e getta, riscoprire la seconda e la terza vita delle cose inizia a diventare una risorsa interessante per molti, anche in ambiti, come la moda e il design, che tradizionalmente hanno fatto dell’esclusività e della novità un dictat per i consumatori.

Che sia la crisi, o un sempre crescente interesse verso uno stile di vita sostenibile, si diffonde l’idea di resuscitare oggetti vecchi o inutilizzati per trasformarli in nuovi prodotti o semplicemente far cambiar loro proprietario.

E allora via a mercatini, più o meno artigianali, più o meno organizzati, più o meno fashion, per offrire a tutti l’occasione di rimettere in circolazione quei vestiti che non mettiamo da anni, il doppione di un libro o di un cd, il frullatore che non ci serve più ora che ne abbiamo uno nuovo.

Dalle piazze ai circoli culturali, quest’anno il baratto è sbarcato anche alla settimana della moda di Milano, con uno swap-party (una festa dello scambio) organizzato dall’associazione Atelier del Riciclo, che ha puntato a conciliare l’alta moda e il design con l’ecologia. Il baratto, infatti, è un risparmio non solo per il portafoglio: barattare una valigia (20 kg) di vestiti fa risparmiare la quantità di energia necessaria a far funzionare senza interruzioni una tv per un anno e 7 mesi.

E c’è già chi ha pensato di esportare l’esperimento in altre città italiane. Lo Swap Club Italia, fondato nel 2009, ha già organizzato a Bologna e a Roma due giornate dedicate allo scambio di abiti e accessori di moda, ed eventi in altre città sono già in agenda. Senza aprire il portafoglio, lo scambio ci permette di sbarazzarci di acquisti avventati, di abiti immettibili dopo il nostro ultimo cambio di taglia, di regali poco azzeccati, e ci concede di rinnovare il guardaroba senza sensi di colpa e con il consueto rilascio di endorfine.

Oltre ad essere scambiati, i vecchi oggetti possono essere trasformati, rinascendo in nuove forme e funzioni, conciliando la sostenibilità e l’edonismo della moda.

Text Box: http://www.stazionerogers.eu
Alla Stazione Rogers di Trieste, in riva Grumula 14, è allestita fino a fine novembre la mostra Fashion&Design Menoperpiù, curata da Mateja Benedetti e Massimiliano Schiozzi. Moda e design uniti dalla stessa filosofia di sostenibilità tra uomo e ambiente, di riutilizzo creativo di forme originariamente destinate ad altri usi, di ricerca di materiali inesplorati. Abiti scultorei e teatrali, realizzati riciclando cotton-fioc; tessuti diversi conciliati nella realizzazione di oggetti multifunzionali, come un abito che può diventare cuscino, una borsa che si può trasformare in giacca. E tra gli oggetti, che si rifanno ad un’idea di design etico e sostenibile, un set di bicchieri in vetro graduati, che indicano gli sprechi pro capite di un rubinetto che perde o dell’acqua consumata innaffiando un giardino. Vassoi ricavati dalla fusione di vecchie bottiglie di vetro; spille e pendenti realizzati con antichi piatti di porcellana.

E se queste iniziative hanno il merito e l’importanza di avvicinare ad una visione del mercato più sostenibile e consapevole anche gli utenti che non rinunciano al lusso e alla moda, è anche vero che non tutti conserviamo nell’armadio

abiti di grandi firme da scambiare nelle swap boutique, né siamo tutti in grado di trasformare un vecchio servizio da tè in un oggetto di design all’avanguardia…

Per chi abbia voglia comunque di partecipare ad una giornata di scambio e di mettersi alla prova con la realizzazione di nuovi prodotti recuperati da materiali e oggetti non più utilizzati, il gruppo Volentieri organizza nei locali del circolo Arci Officina (in via Manzoni n. 9-11) una serie di appuntamenti dedicati al Mercatino di riuso/riciclo/recupero.

La prima data proposta è domenica 22 novembre. Se vuoi essere informato sulle prossime date scrivi alla redazione: arcivolentieri@gmail.com.

Che aspettate?

Aprite i cassetti, svuotate gli armadi, mettete al lavoro la creatività!

Car Pooling, Car Sharing O … Car Fusion!?!?

Rimanere imbottigliati nel traffico in un momento di fretta: un'esperienza molto comune da cui prende spunto una riflessione sul perché di tante auto in circolazione. Ma ci sono delle soluzioni per renderci la vita più semplice…

di Michele Marconi



BEEP...BEEP...BEEP...La mano stanca,con un gesto ormai automatico,spegne il pulsante e l'orrendo suono della sveglia si ferma. Apro gli occhi: le 7,45...E' tardissimo!!!!! Più veloce di Flash (completo di tutina rossa) mi vesto e mi lavo cercando di darmi un aspetto che sfiori l'umana decenza. Esco di casa, computer a tracolla, una mano che stringe le chiavi dell'auto mentre con l'altra tento di addentare qualcosa che vagamente assomiglia ad una colazione.
Finalmente arrivo all'Auto, il suono accogliente e rassicurante del Suo motore mi tranquillizza: si, grazie a Lei arriverò sicuramente puntuale al lavoro, si Lei non mi delude mai!
Sfreccio fuori dal parcheggio e mi fiondo per vie e viuzze, sbraitando ad ogni semaforo rosso. Mi sembra che tutto scorra perfettamente come al solito, quando...Ecco altre auto ferme davanti a me..."Ma che fate?" "Muovetevi!! Sono in ritardo, è Lunedì e devo andare al lavoro!!"...Livido di rabbia mi guardo intorno: miseriaccia sono imbottigliato nel traffico...Perché tante auto? Perché la gente non prende l'autobus o la bici per andare al lavoro? Ma soprattutto...Perché tutte le altre auto sono praticamente vuote? Occupate solo dal guidatore??? Poi mi volto e realizzo...Perché anche la mia Auto è vuota??
Probabilmente sarà capitato anche a voi di vivere esperienze simili; provate a pensarci un attimo e a guardarvi intorno quando siete in auto in giro per la città o nel consueto tragitto casa-lavoro-casa: un'altissima percentuale di auto sono praticamente vuote! E poi...via a lamentarci per il traffico, le code o lo smog e la CO2 che ci attanaglia, mentre, con un po' di buonsenso e di organizzazione in più si potrebbe molto facilmente risolvere il problema e viaggiare, finalmente, su strade più sgombre.
E' chiaro che il consiglio migliore è quello, se possibile, di prendere l'autobus, la bici, o farsi una bella passeggiata per andare al lavoro. Ma se proprio non possiamo o siamo degli inguaribili pigroni, ecco alcune soluzioni che potrebbero renderci la vita più semplice:
Car Pooling è un termine inglese che identifica la condivisione di auto private per fare tratti comuni di percorso. Solitamente chi mette a disposizione l'auto chiede un contributo per la benzina. E' una pratica diffusissima nelle regioni nord-europee, ma praticamente sconosciuta in Italia (ma guarda un po'!).
In Italia infatti troviamo molta confusione e spesso ci si confonde con il Car Sharing. Mentre all'estero parlare di Car Pooling o Car Sharing è indifferente, qui da noi le cose si complicano. Il Car Sharing infatti non è altro che una furba trovata aziendale attuate da alcune ditte private, o associazioni e consiste nell'affitto di un'auto solamente per il tempo necessario (1 ora, 1 giorno, 1 settimana), con costi che variano per il tipo di auto e per i tempi di utilizzo. Praticamente un normale Car Rental (ovvero l‟autonoleggio), solamente più snello nelle modalità di prenotazione e più leggero nei costi, ma il cui contributo reale alla sostenibilità ambientale, snellimento del traffico e risparmio del consumatore è davvero basso...
Quindi, che dovremmo fare per rendere più vivibile la nostra città? L'unica alternativa realmente praticabile è il Car Pooling, una modalità di trasporto molto facile da applicare e che ci garantisce dei risultati potenzialmente ottimi! Il modo più semplice per farlo è chiaramente quello di organizzarsi con colleghi e amici, ma se proprio non riusciamo, o se dobbiamo fare un lungo viaggio e vorremmo riempire l'auto almeno per un breve tratto, ci viene in aiuto il web!
Troviamo infatti molti siti internet che, previa iscrizione e con un'impostazione a feedback come per ebay, ci permettono di inserire i nostri viaggi e farci contattare da chi è in cerca di un passaggio, o, in alternativa, fare noi stessi da passeggeri nell'auto di qualcun'altro. E' tutto molto facile: basta iscriversi, dare i proprio dati di contatto, impostare una tipologia di tratta con tutte le informazioni del caso (tragitto di lavoro, viaggio singolo ecc...), aggiungere il numero di posti a disposizione, il costo pro-capite e poi, non ci resta che aspettare di essere contattati!!
I siti di Car Pooling in Europa sono molti, mentre in Italia davvero pochi e a volte anche mal gestiti. Qui sotto troverete una lista di alcuni siti abbastanza attivi sull'argomento ed anche con molte tratte inserite. E' ovvio che questo sistema per funzionare ha bisogno di tanti utenti che inseriscano i loro viaggi, però con l'impegno di tutti, si potrebbe estendere questa bella pratica nel nostro paese, o, quantomeno nella nostra città!
Se siete incuriositi provate a consultare questi siti: chissà se magari potrete risparmiare tempo,
arrabbiature, denaro, e magari...fare anche conoscenze interessanti!!

Alcuni siti di Car Pooling dove inserire i propri viaggi e trovare passaggi

www.youtrip.it
www.pendolaritalia.it/roundtrip/home
www.roadsharing.com/it
www.tandemobility.com
www.ndovado.com
www.trasportiamoci.it
www.travelsharing.netsons.org

…Se in un pigro pomeriggio d’estate…

Per chi vuole fuggire dalla canicola e dall‟affollamento barcolano, una rinfrescante gita in bici sull‟altopiano triestino, lungo i sentieri che collegano alcuni fra i più bei paesini del Carso, a caccia di tranquillità, frescura e (perché no?) con un occhio alle numerose „stazioni-rebechin‟, osmize e agriturismi in cui recuperare preziose risorse idriche e rinfrescare corpo…e spirito.

di Anna Sustersic



Pomeriggio afoso….delle spiagge non distinguiamo più il sasso tanti sono i corpi che le tappezzano …la città è un deserto muto….da giorni siamo seduti…immobili…nessun movimento, troppe risorse idriche sprecate…..sguardo fisso…inerzia…
Se la sola idea di montare in bici provoca una fastidiosa sensazione di soffocamento, se la necessità d‟aria che scivola sulla pelle è un‟urgenza impellente, se l‟immaginaria sensazione di un bicchiere di bianco sotto le frasche già allevia i disagi della canicola …la soluzione è una: raccogliamo quel che resta della nostra energia evaporata sotto il sole, armiamo la bici e partiamo: fuga verso l‟altipiano.
Non troveremo nessuno alla fermata del tram (ricordate?!la spiaggia...): il posto per noi e per il salvifico veicolo è assicurato.
Arrivati ad Opicina ci dirigeremo subito verso Borgo Grotta Gigante da cui imboccheremo la strada verso Rupinpiccolo. Già in questo tratto di strada, bellissimo e pianeggiante, sentiremo rinascere una positiva disposizione verso il mondo. Arrivati a Rupinpiccolo, (dove già merita una breve pausa…magari alla vecchia trattoria Batti Mario in centro paese) gireremo verso sinistra, seguendo l‟asfaltato in direzione Sgonico, per uno dei più bei tratti di strada carsica. Nel tratto che collega Rupinpiccolo a Sgonico, all‟incirca a metà strada (per essere precisi presso il cartello SP8 lato sin della strada) intravedremo un ombra di sentiero che si perde nel prato. Con fiducia e desiderio di abbandonare le comodità dell‟asfalto…ci butteremo. Il sentiero scende lungo il prato…o meglio la traccia di sentiero in questo tratto occultato dall‟erba, piuttosto alta. Concentrati sull‟evitare qualche impertinente sasso, ci lasciamo scivolare godendoci l‟ambiente prativo…ben presto il sentiero incrocia il ben marcato percorso Riselce che seguiamo in direzione Sgonico. Il Riselce è un sentiero naturalistico/didattico la cui partenza ufficiale si trova nel paese di Sgonico, in prossimità del municipio; in questa occasione ne percorreremo solo un tratto…promettendoci di tornare per un giro più approfondito…magari a piedi…e muniti di carta e penna (il percorso offre punti di sosta informativi su geologia, fauna e vegetazione carsica).
Proseguiamo lungo lo stretto sentiero, piuttosto sassoso, attraversando tratti di prato e di boscaglia ma sempre in piano o in leggera discesa…..nessuno sforzo eccessivo è richiesto…risorse idriche salve!! In prossimità di un gruppo di prati di proprietà, il sentiero si allarga, per proseguire più comodo per circa 100 metri di rilassante boscosità. Percorsa questa distanza tiriamo un definitivo sospiro di sollievo immettendoci in un ampio e ben ombreggiato sterrato che, in lieve discesa, non ci richiede altro sforzo che quello di sentirci in pace con il mondo (sentiero 34 ben segnalato bianco/rosso). Costeggiando la ferrovia (alla nostra sinistra) lo seguiamo ignorando tutte le possibili deviazioni fino a raggiungere la strada asfaltata. Qui svoltiamo a sinistra e in pochi metri raggiungiamo il bivio al termine del paese di Gabrovizza (per chi avesse bisogno di integrare zuccheri sali o tannini segnalo lungo questo breve tratto l‟ottima azienda agricola con specialità miele aperta dic/mar apr ven-sab-dom 11-24, luglio mer-dom 16-24). Al bivio di Gabrovizza prenderemo la strada a sinistra (direzione sales)seguendola per un breve tratto fin quando alla nostra sinistra incontreremo l‟imbocco del sentiero 19. Imboccandolo proseguiremo sempre in lieve discesa lungo il comodo sterrato fino ad arrivare ad una biforcazione (avremo un cancello di legno proprio di fronte a noi) dove sceglieremo la sinistra…lo sterrato va pian piano intimidendosi lasciandoci nel selvatico di un più dimesso sentiero, costeggiato da grandi querce…(l‟erba in questo tratto è piuttosto alta!!!).
Presto incontreremo un nuovo bivio che asseconderemo a destra confidando nei segni bianco rossi ben evidenti sugli alberi. Il sentiero si stringe, diventa un‟idea….spazio solo per la ruota…sassi…veniamo inghiottiti da un sommacco rigoglioso ed arrogante ma…per quelli il cui ardito animo, ormai incentivato dall‟idea del bianco, non si farà scoraggiare dall‟aggressività del tratto, la ricompensa arriverà presto venendo proiettati in breve in un comodo e rilassante sterrato che, dopo aver reincontrato la ferrovia ed essersi intrattenuto con lei per un po‟, cede ad un mite asfaltato: siamo a Bristie. Mentre ci godiamo la conquistata comodità, smettendo di pedalare, e lasciando scivolare la bici passiamo davanti all‟ameno Agri Briscak…. (aperto i primi dieci giorni del mese escluso in febbraio e luglio). Siamo in una delle zone più generose del Carso in quanto a osmizze e agriturismi; se ancora a Bristie non sentiamo di esserci guadagnati la pausa, proseguiamo da qui verso destra, in direzione Sales. Saremo imbarazzati di fronte allo spettro di possibilità di ristoro (osmizze abbondanti fra Samatorza e Sales)….e ormai il rebechin sarà tutto guadagnato.

L’Islanda in bus

Lande sconfinate, attività geotermica, natura incontaminata… solitamente pagata a caro prezzo! Ma con mezzi di trasporto alternativi abbiamo cercato di rendere questa meta così piena di fascino un pò più economica e sostenibile.. leggete come!

di Silvia Colomban



Cari viaggiatori sostenibili, ecco il nuovo inusuale itinerario che vi propongo per i prossimi mesi: girare l‟Islanda con i mezzi pubblici.
L‟Islanda è un paese che affascina molti perché relegato lassù vicino al circolo artico, paese di ghiacci e di lava, di lande desolate e sparuti viaggiatori, isola di pescatori e di musicisti, di paesaggi mozzafiato e viaggi nel tempo.
Premesso che per arrivare in Islanda consiglio l‟utilizzo dell‟aereo, a meno di non avere almeno un paio di mesi di tempo, una volta sbarcati all‟aeroporto di Keflavik potete tranquillamente dimenticarvi di possedere una patente, smettere di preoccuparvi di esosi noleggi auto 4x4, ed approfittare delle offerte che le compagnie di autobus islandesi propongono. Infatti troverete senza difficoltà tutte le informazioni che vi servono: orari, itinerari e fermate, inoltre si possono acquistare dei „bus passport‟ che permettono di risparmiare utilizzando la formula del prezzo fisso per coprire un certo numero di tratte.
Ma analizziamo i pro e i contro di questa scelta di viaggio:
il bus offre meno libertà rispetto al noleggio macchina, per questo motivo consiglio di studiare con un certo anticipo l‟itinerario di viaggio perché molto spesso gli autobus effettuano un‟unica corsa al giorno e per alcune tratte solo in alcuni giorni della settimana, per cui un minimo di pianificazione è necessaria. In rete si trovano senza problemi tutte le informazioni necessarie, ai link segnalati a fondo pagina.
Ci sono indubbiamente molti aspetti positivi: dalla mia esperienza posso dire che questi autobus, soprattutto d‟estate, forniscono un servizio puntuale, spesso sono in coincidenza a traghetti e autobus per diverse destinazioni, e coprono rotte interne che sono transitabili solamente con una vettura a 4 ruote motrici. Inoltre sono studiati proprio per un utilizzo turistico perciò effettuano soste di 30 – 60 minuti nei luoghi più interessanti, che permettono piccole esplorazioni a piedi ed il tempo per vedere tutto con calma. Molti scelgono questo tipo di trasporto e il bus diventa anche un modo per incontrare nuove persone e scambiare informazioni, impressioni, consigli lungo il viaggio.
Non ci sono possibilità di essere lasciati a terra: nel caso in cui l‟autobus per una certa destinazione risulti pieno è previsto l‟arrivo di un nuovo autobus, quindi non serve prenotare, né acquistare eventuali biglietti in anticipo. Se non optate per una soluzione „passport‟ il biglietto si fa a bordo, ed è possibile pagare anche con carta di credito.
L‟autobus ferma solitamente alla stazione di servizio, che scoprirete presto essere il fulcro della vita sociale del paese, e molto spesso anche sede dell‟ufficio informazioni, per cui avrete a portata di mano tutto quello che vi serve per programmare le soste.
Se poi ci sono alcuni eventi imperdibili, come la festa del pesce di Dalvik, state sicuri che verranno predisposti degli autobus straordinari, o nel peggiore dei casi, sappiate che in Islanda è possibile spostarsi tramite autostop senza problemi (e se lo consigliano anche all‟ufficio turistico potete fidarvi). Nel mio viaggio alla scoperta di questa incredibile isola ho incrociato anche degli impavidi ciclisti: è infatti possibile caricare la bici sull‟autobus a fronte di un piccolo sopraprezzo.
Le „rotte‟ testate, che personalmente mi hanno più affascinato, sono state il giro della penisola di Snaefellsnes con tanto di salita verso il ghiacciaio e soste nei posti più pittoreschi, e la linea che porta verso Landmannalaugar, una piccola perla incastonata all‟interno dell‟Islanda, tra valli, canyon, ghiacciai e lava fumante: non avrete più voglia di andarvene!
Ultimi consigli utili per una vacanza low-cost e sostenibile:
il modo più semplice ed economico per girare l‟Islanda è la tenda, ogni piccolo paesino è fornito di campeggio, ma se le temperature si fanno troppo rigide o la pioggia non vi da pace ricordate che è possibile trovare „sleeping bag accomodation‟ ovvero posti letto „sacco a pelo‟ a prezzi ragionevoli. Spesso gli stessi campeggi sono forniti di bungalow che offrono questo tipo di sistemazione e le guesthouse e gli ostelli hanno prezzi inferiori se si sceglie la sistemazione senza lenzuola.
Che dire quindi? Zaino in spalla e si parte!

Link utili:
voli low cost: http://www.icelandexpress.com
bus passport: http://www.re.is/IcelandOnYourOwn/

La marcia per la pace

La Marcia per la Pace e la Nonviolenza arriverà a Trieste il prossimo 7 novembre. Partenza della marcia: 2 ottobre 2009 da Wellington, Nuova Zelanda. Arrivo: 2 gennaio 2010 a Punta de Vacas (pendici dell'Aconcagua), Argentina.

di Serena Pulcini




La più grande marcia mondiale di cui l'umanità abbia avuto nvotizia. Questa è la proposta degli organizzatori della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, un'iniziativa partita dalla ONG Mondo senza Guerre e che ha preso corpo con l'adesione di centinaia di organizzazioni e di personalità. Il percorso attraverserà oltre 100 paesi nei sei continenti (inclusa l'Antartide), percorrerà più di 160mila km , e vedrà la partecipazione diretta di oltre un milione di persone. "Nella fase di preparazione pensavamo a un percorso in 40 paesi, che sembravano già un'enormità. Oggi siamo a oltre 90 paesi", dichiara Rafael de la Rubia, coordinatore internazionale della Marcia Mondiale.
"Questa marcia mondiale ha come obiettivi fondamentali la creazione della coscienza del fatto che l'unica via è quella della Pace e che con la metodologia della nonviolenza potremo davvero superare la preistoria umana", dichiara de la Rubia durante la presentazione ufficiale della marcia, effettuata lo scorso 15 novembre nel Parco Punta de Vacas, a Mendoza, Argentina. Sottolineando che le principali proposte della marcia sono la richiesta del disarmo nucleare e del ritiro delle truppe dai territori occupati.
Prima della presentazione ufficiale, la marcia aveva già ricevuto l'adesione di centinaia di personaggi, enti, comuni e università. Nomi come quelli degli scrittori José Saramago ed Eduardo Galeano; di Arun Gandhi, nipote del Mahatma Gandhi, uno dei principali riferimenti della lotta nonviolenta; di musicisti come Joan Manuel Serrat, Ana Belén, Juanes; del maestro Zubin Mehta; dell'astronauta Pedro Duque; dell'attivista per la cultura della pace Francisco Mayor Zaragoza; del drammaturgo Augusto Boal, sono solo alcuni esempi delle principali adesioni fino ad ora. Di seguito alcune loro dichiarazioni:
“La Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza è un'idea meravigliosa, una degna commemorazione dell'eredità di Gandhi nel centenario della sua nascita. Difficilmente potrebbe essere più opportuna, e deve servire da fonte di ispirazione per coloro che cercano di realizzare i nobili ideali che la vita di Gandhi ha simbolizzato in modi raramente imitati". Noam Chomsky (statunitense,scienziato, filosofo e teorico della comunicazione).
"Ci sono conflitti che stanno devastando il mondo, in particolare tra popoli che non hanno alcun desiderio di vivere da buoni vicini, che siano Israele - Palestina o il Cachemire. È mio sincero desiderio che azioni come questa nobile marcia ispirino quei popoli affinché riconsiderino il loro odio innato e scelgano la strada della pace lungo cui Gandhi ha camminato tutta la vita". Zubin Mehta (direttore d'orchestra indiano)
"Si tratta di partecipare alla mobilitazione generale di lotta per la pace: stiamo difendendo la vita dell'Umanità, questa di oggi e quella di domani, che si potrebbe perdere se non la difendiamo adesso. La pace è possibile si ci mobilitiamo per ottenerla. Nelle coscienze e nelle strade " José Saramago (scrittore, poeta, critico letterario portoghese, premio Nobel per la letteratura nel 1998).
La marcia ha anche ricevuto l'adesione, tra le altre, di organizzazioni quali Amnesty International, Croce Rossa, Nonne di Plaza de Mayo, Opanal (organismo per il bando delle armi nucleari), Rete Internazionale di Scienziati per la Responsabilità Civile (INES). Diversi comuni e università hanno già confermato il loro appoggio alla marcia offrendo aiuto per vitto, alloggio e trasporti.
Il percorso della marcia verrà effettuato tra il 2 ottobre 2009, giorno della nascita del Mahatma Gandhi, quando partirà dalla Nuova Zelanda, al 2 gennaio 2010, quando arriverà al Parco Punta de Vacas, ai piedi del monte Aconcagua. Ci sarà un percorso principale che avrà inizio in Oceania, passerà per l'Asia, l'Europa e l'Africa e percorrerà tutta l'America, dal nord fino alla cordigliera delle Ande in Argentina. Faranno parte della marcia anche altri percorsi complementari, alcuni dei quali in regioni di conflitto come Israele e Palestina, o quasi disabitati come l'Antartide.
Oltre al percorso della marcia, l'iniziativa comprende anche una campagna con diverse attività programmate: tre mega-concerti a Praga, Dakar e Santiago de Cile. Alcuni paracadutisti russi creeranno un simbolo della pace in aria. Alcuni gruppi di pescatori faranno una marcia via mare attraversando lo stretto di Gibilterra. Alcuni cineasti registreranno cortometraggi nei paesi in cui passerà la marcia. "La sfida principale è fare in modo che gli oltre 6 miliardi di abitanti del pianeta vengano a conoscenza della Marcia Mondiale e possano decidere se parteciparvi", dichiara Rafael de la Rubia.
La marcia prevede un tratto anche da Istanbul a Ginevra, attraverserà tutti i Balcani e prevede l'entrata in Italia dalla Slovenia. La prima città toccata dal passaggio dei "marciatori" sarà Trieste il 7 novembre 2009.
La marcia arriverà dopo aver toccato: Istanbul (Turchia), Salonicco (Grecia), Ohrid e Skopje (Macedonia), Pristina (Kosovo), Belgrado (Serbia), Sarajevo (Bosnia Erzegovina), Zagabria (Croazia), Lubiana e Sezana (Slovenia), Trieste per poi passare per Gradisca, Vicenza, Aviano, e arrivare in Svizzera, a Ginevra, dopo aver percorso 2654 Km in 15 giorni,
Dopo l'entrata a Sezana, sarà sul confine che verrà dato il benvenuto alla marcia e il passaggio del testimone dai Balcani al territorio italiano. Da lì il pullmann con i partecipanti al percoso, accompagnati da marciatori, maratoneti e ciclisti insieme a studenti e cittadini, arriverà in Piazzale Europa sede centrale dell'Università per ricevere il benvenuto del Rettore e un primo incontro di riflessione sui temi della marcia, sulle sue finalità e sul momento storico ai temi della pace e della non violenza. Da lì ci si muoverà verso Piazza Unità dove alle 15 è previsto l'incontro per la creazione del più grande simbolo della pace, un simbolo da guinness, con 10.000 persone. Il simbolo si creerà alle 16.00 in Piazza Unità.
Durante la giornata verranno organizzate conferenze dalle associazioni aderenti alla marcia e in serata si terrà un concerto presso il Teatro Miela.
Prima del 7 novembre molte iniziative verranno organizzate per far conoscere la marcia. La giornata del 28 agosto, giornata conclusiva dei centri estivi triestini è stata dedicata al tema della pace, con una minisfilata dei bambini fino a campo San Giacomo e un mini simbolo della pace, canzoni e spettacoli teatrali sul tema. A metà settembre si terrà una cena presso il circolo Arci Stella di Sottolongera per finanziare un tratto del pullmann della marcia in modo che i marciatori possano utilizzare il pullmann gratuitamente per il tratto balcanico, ci sarà una cena a km...5 e ogni partecipante “adotterà” un pezzo di marcia; il 20 settembre oltre 100 marciatori correranno l'Eurojogging, la maratona tra Ankarano e Muggia con la maglietta e le bandiere della Marcia, a fine ettembre si terrà la conferenza stampa triestina per il lancio dell'evento, e il 2 ottobre, giorno della nascita di Gandhi e giorno di partenza della Marcia dalla Nuova Zelanda ci saranno diverse iniziative in città per sensibilizzare sui temi e segnare il tempo della Marcia.
Per avere tutte le informazioni riguardo la partecipazione all'evento del simbolo della pace in piazza Unità, le cene, e tutte le manifestazioni e gli eventi previsti prima della marcia o in occasione del passaggio vi invitiamo a visitare il sito www.marciamondiale.org nella parte dedicata alla Regione Friuli Venezia Giulia o inviare una mail di richesta informazioni all'indirizzo

trieste@marciamondiale.org

www.marciamondiale.org

trieste@marciamondiale.org

IL TRATTO DEI BALCANI

Istanbul - Salonicco 608
Salonicco - Ohrid 285
Ohrid - Skopje 178
Skopje - Pristina 87
Pristina - Belgrado 352
Belgrado - Sarajevo 305
Sarajevo - Zagabria 421
Zagabria - Lubiana 143
Lubiana - Trieste 94
Trieste - Ginevra 721
TOT 2654 KM

Manifesti d’artista

La natura, l’ecologia, la società, l’arte stessa, vista dagli artisti... e sostituita alla pubblicità. L’idea di portare l’arte fuori dalle gallerie e dai musei parte da Belfast e approda a Trieste, in via Fabio Severo!

Interviste di M.S., testo di Elisa Vladilo


Manifesti d’artista è un evento promosso dal Gruppo 78, a cura di Maria Campitelli e con la mia collaborazione.

E’ un’iniziativa che coinvolge gli spazi pubblicitari situati in Via Fabio Severo, in corrispondenza del Foro Ulpiano: i tabelloni grandi, per intenderci, quelli di 3 metri per 6, dove solitamente vengono affisse le pubblicità.

Durante il periodo di Manifesti d’Artista, alcuni di questi spazi vengono invece occupati da proposte fatte da vari artisti, percorrendo diverse tematiche scelte da loro stessi: la natura, l’ecologia, la situazione sociale attuale, l’arte stessa, e via dicendo, alternandosi ogni due settimane, da giugno a metà ottobre, con una pausa nel mese di agosto.

L’idea ha origine a Belfast (Irlanda del Nord), dove negli anni ‘90, il Comune stesso organzizzava un evento analogo, Billboard Art Site Project, al quale ho partecipato, e che ho poi proposto in Italia. Iniziative simili esistono in varie parti del mondo.

L’intento è quello di portare l’arte fuori da un sistema ristretto, dove solo un limitato numero di persone usufruiscono dell’arte stessa, per entrare nella vita quotidiana di tutti, permettendo in questo modo a chiunque di entrarne in contatto.

E’ uno dei principi che ha dato vita alla Public Art alla fine degli anni 60, prima negli Stati Uniti e poi in Europa, con il proposito di far uscire l’arte dalle gallerie e dai musei.

Nel 2007, Maria Campitelli, la sottoscritta e il Gruppo 78, hanno dato vita ad un progetto molto articolato sull’arte pubblica, Public Art a Trieste e dintorni, occupandosi di documentare, informare e realizzare, alcuni degli aspetti dell’arte negli spazi pubblici. All’interno di tale progetto è nato anche Manifesti d’artista.

In questa prima edizione hanno preso parte gli artisti del Gruppo 78: Massimo Premuda, Myriam Del Bianco, Daniela Frauisn, Cristina Lombardo, Novella Predonzan, Guillermo Giampietro, Paola Vattovani, Fabiola Faidiga, Barbara Stefani, Giuliana Balbi, Marisa Ulcigrai, Pierpaolo Ciana, Luigi Merola, Elisa Vladilo, ed inoltre la quarta classe dell’Istituto d’Arte Nordio, e Bastiaan Arler.

Nella seconda edizione (2008), hanno partecipato artisti locali, nazionali e internazionali: Mauro Altamura , Carlo Andreasi, Roberto Dedenaro, Lucia Flego, Massimo Gardone, Adriano Gon, Sebastjan Leban –Stas Kleindienst , Ivana Maksimovic, Cesare Piccotti, Mario Sillani Djerrahian, Paolo Ravalico Scerri, Francesca Tjia, Paolo Toffolutti, Tadej Pogacar, Cristina Treppo.

Anche quest’anno partecipano artisti da tutto il mondo :

Aneglo Pretolani, Erika Stocker, Massimo Deganutti, Anda Klancic, Luca Scarabelli, Carlo Buzzi, Ulli Vonbank Schedler, Martin Dickinger, Heimo Wallner, Manuela Sedmach, Laura Malacart, Anna Pontel, Barbara Fassler, Annalisa Cattani, Giancarlo Norese, BridA.

Dopo le esposizioni del 31 agosto (Manuela Sedmach, Laura Malacart) e del 14 settembre (Anna Pontel, Barbara Fassler), il prossimo appuntamento è per il 28 settembre, con i lavori di Annalisa Cattani, Giancarlo Norese e BridA.

Nucleare? Chi vuol esser lieto sia, ma doman no xe frescheza!

Ragionamenti sul problema energetico italiano e sul nucleare, affrontati con triestina scientificità.

di Diego Manna


Si parla molto del ritorno al nucleare (ma el referendum xe scadù? Sarà diventado garbo ah!) per risolvere il problema energetico italiano (anzi, desso in realtà se parla sai de più de mulete). Qualcuno è d’accordo, altri meno, qualcuno propone le rinnovabili, come l’eolico (qualcuno però dice che no se pol perché xe bruti, fa casin e i usei se schianta sule pale), qualcuno termovalorizzatori, rigassificatori, ecc. El partito del spritzeto propone invece di non fare un bel niente. Ispirato alla figura del nono istrian che se indrizava i ciodi piutosto che comprarne de novi, el partito del spritzeto xe ancora più avanti: no compra ciodi, no indriza ciodi, semplicemente l’elimina el bisogno de ciodi e po’ bon. Sull’energia, el partito del spritzeto fa questo rapido calcolo:

La centrale nucleare ha una potenza di 1GW, lavorando 24 ore al giorno produce 24 GWh. In Italia ci sono 20000000 nuclei familiari. Se tutti installano 4 lampadine a basso consumo al posto di quelle ad incandescenza risparmiamo già 16 GWh al giorno. La lampadina a basso consumo ha una potenza di 11W, quella a incandescenza 60 W, quindi circa 50 W di differenza. Per 4 lampadine accese 4 ore al giorno (soggiorno o cucina) fa un risparmio a famiglia di 800 Wh/g, quindi per 20000000 fa 16 GWh/g. Se poi ogni famiglia spegne 3 apparecchi che solitamente stanno in standby risparmiamo altri 6 GWh al giorno: un apparecchio in standby ha una potenza di 4W e lavora 24 ore al giorno. 3 apparecchi consumano 288 Wh/g, circa 300 Wh/g quindi, per 20000000 fa 6 GWh/g.

Conclusione del partito del spritzeto: se tutte le famiglie cambiano 4 lampadine e spengono 3 apparecchi in standby risparmiamo 22 GWh/g, praticamente ci serve una centrale nucleare in meno.

L’idea che sta alla base del partito del spritzeto è che la domanda da porsi non è quale sia il tipo di centrale di cui abbiamo bisogno, ma piuttosto se riusciamo a non avere bisogno di una centrale. Così, mentre gli altri lavoreranno per costruire una nuova centrale, per trovare il materiale, per gestirla e per buttar via le scovazze, el partito del spritzeto non farà assolutamente niente ottenendo gli stessi risultati, e magari utilizzando el tempo guadagnado per beverse un spritz.

Insoma, vota spritzeto! Studa la luce!

Il giardinaggio anonimo, rivoluzionario e planetario di Lorenza Zambon

Dall'incontro tra arte e natura, nascono idee, riflessioni e proposte per una gestione diversa del territorio.

di Fra Delli



Era il 1966 quando l’Adriano cantava dinoccolato “là dove c’era l’erba ora c’è…una città-a-a-a-a!” E il cemento in effetti si è propagato ovunque, sempre più strisciante: marciapiedi, strade, capannoni industriali, parcheggi e spesso piazze totalmente prive di terra, di erba, di piante…un territorio ingrigito e spoglio che rattrista gli animi e lascia molti spazi abbandonati.


Ma qualcuno, come al solito, ha deciso di ribellarsi…chi l’ha detto che il giardinaggio è un hobby riservato a simpatiche vecchiette con la palandrana a fiori ed il cappello di paglia! Il giardinaggio, di questi tempi, è anche rivoluzione urbana! Certo appare inizialmente, quello del GIARDINAGGIO ANONIMO RIVOLUZIONARIO, un concetto poco chiaro, che accende la curiosità della sottoscritta, inviata speciale in terra padana…siamo a Padova difatti, in una serata di inizio luglio, nel bel mezzo delle vecchie mura…in un circolo il cui nome è tutto in un programma: i “giardini sospesi”!

E Lorenza Zambon, attrice giardiniera, come lei ama definirsi, racconta molte storie, nel suo palcoscenico colorato pieno di vasi e piantine…parla di critical gardening, movimento nato negli anni ’70 a New York da Liz Christy che, con il gruppo Green Guerrilla, ebbero l’idea di trasformare un piccolo pezzo di terra abbandonato in un vero e proprio giardino. E si prosegue con l’idea di una gentile signora inglese (non poteva mancare!) di portarsi in borsa qualche bulbo…e piantare questi bulbi secondo uno schema ben preciso, magari vicino ad un cavalcavia, così si vede meglio…ed ecco che a primavera spunta a sorpresa un’aiuola a formare la scritta PACE! Ma le riflessioni sono tante, si parla del FARE e sulla scena compaiono dei sacchi di spazzatura, riempiti dalle immondizie raccolte su un tratto di strada che Lorenza percorre quotidianamente …del NON FARE e qui si racconta di una coppia di architetti che ha “progettato” di lasciare una piazza proprio così com’era, visto che svolgeva al meglio la sua funzione sociale…ed infine del DISFARE, ovvero di ciò che ha scelto di fare una giovane coppia milanese che ha ereditato dieci preziosi garage e, per fare un regalo ai figli, ha preferito abbatterli e recuperare un terreno, un giardino…

Lo spettacolo è divertente, coinvolgente e provoca un’irresistibile voglia di andarsene in giro per le città con una manciata di semi in tasca, osservando gli spazi che avrebbero bisogno di qualche cura in più…cominciando la propria piccola, personale, significativa rivoluzione.

Per chi volesse vedere Lorenza dal vivo, i prossimi appuntamenti sono il 5 settembre ad Asti, agli Stagni di Bellangero con il festival “Naturalmente Arte”e per il 26 settembre a Genova, a Palazzo Ducale, con la “Prima lezione di giardinaggio per giardinieri anonimi rivoluzionari”. E per approfondimenti su arte, giardinaggio e rivoluzione, per consigli su come costruire un critical garden ovvero il “MANUALE DEL GIARDINO ABUSIVO”, per aderire al movimento “STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO” ecco alcuni siti web da consultare:

http://www.teatroenatura.net/

http://www.casadeglialfieri.it/

http://criticalgarden.netsons.org/wp/

http://www.greenguerillas.org/

http://badilibadola.ning.com/

http://landgrab.noblogs.org/

http://www.gillesclement.com/

http://www.stopalconsumoditerritorio.t

Nuovi recuperi: Last Minute Market

Un progetto dell’Università di Bologna si occupa di favorire il riutilizzo delle risorse alimentari che i supermercati scartano ogni giorno.

di Francesca Petrera



“Non bisogna sprecare nemmeno un minuto e neanche un prodotto! Last Minute Market offre servizi che rendono possibile il recupero delle merci invendute, senza valore commerciale, ancora idonee per essere utilizzate”. Questa è la prima frase che ci accoglie sul sito di Last Minute Market, un progetto interdisciplinare nato nel 1998 da un’attività di ricerca del Dipartimento di Economia e Ingegneria dell’Università di Bologna, diventato poi uno spin-off nel 2004.

Last Minute Market è coordinato da Andrea Segrè, preside della Facoltà di Agraria, e cerca di porre un rimedio allo spreco che avviene ogni giorno nelle nostre città, permettendo che il cibo che i supermercati scartano venga donato a mense e centri di assistenza. Trasformare quindi lo spreco in risorsa. Last Minute Market rende possibile il recupero delle merci invendute, che non hanno più un valore commerciale, ma possono ancora essere consumate.

Ogni giorno i supermercati gettano in discarica i prodotti alimentari che, vicini alla scadenza, non possono più essere venduti e comunque non verrebbero acquistati. Chi non ha mai evitato di comprare il latte più vicino nel banco frigo per prendere la confezione dietro, quella più nascosta che però scade due giorni dopo? Questo è un grosso problema per i commercianti, che si ritrovano sugli scaffali merce a breve o brevissima scadenza e sono obbligati a sostituirla con merce “più nuova”.

Frutta e verdura vengono buttate anche se ancora integre. Devono essere esteticamente belle perchè un acquirente medio decida di metterle nel proprio carrello della spesa. Gli standard imposti richiedono che mele e banane siano perfette, senza macchie e ammaccature. Poco importa se cassette piene di cibo vengono buttate nei cassonetti per fare posto ai nuovi prodotti.

L’idea di Last Minute Market è semplice: applicare uno schema Win-Win, ovvero un progetto a somma positiva, in cui tutti gli attori che partecipano ne escono vincitori. I beni raccolti, mediante il meccanismo del dono, sono resi disponibili ad enti e associazioni che offrono assistenza a persone in condizioni di disagio sociale. Il supermercato ci guadagna per i vantaggi fiscali che ne ottiene, gli utenti finali ci guadagnano, la comunità ci guadagna e si riducono anche le spese per lo smaltimento dei rifiuti.

Un gruppo di ricercatori e consulenti è disponibile per aiutare gli utenti nell’attivazione della rete di contatti necessaria per avvicinare enti profit (come i supermercati) ai no-profit e per lo svolgimento delle pratiche burocratiche e igienico-sanitarie della distribuzione.

Attualmente Last Minute Market è attivo in nove regioni italiane (Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Abruzzo, Sicilia e Sardegna) e, grazie a progetti di cooperazione internazionale, anche in Argentina e Brasile.

Il progetto è stato ampliato e oggi non si parla più solo di cibo perchè nella raccolta sono inclusi anche prodotti non alimentari.

Text Box: Foto di Wikimdia CommonsAl Last Minute Food si sono aggiunti Lmm BOOK che ridà vita a libri stoccati nei magazzini delle case editrici e destinati al macero, Lmm PHARMACY che recupera prodotti farmaceutici non commercializzati a favore di enti assistenziali con personale medico qualificato, Lmm HARVEST che offre la possibilità di raccogliere prodotti ortofrutticoli rimasti nei campi che altrimenti non avrebbero sbocchi commerciali, Lmm SEED che si occupa del recupero di prodotti delle industrie sementiere per trasformarli in risorse per i paesi in via di sviluppo, Lmm CATERING che offre un servizio innovativo che permette il recupero dei pasti pronti e Lmm NO FOOD che permette il recupero dei beni non alimentari.

Il tempo ritrovato

C'è un solo modo di dimenticare il tempo: impiegarlo? (Charles Baudelaire). Breve viaggio nelle Banche del Tempo, che aspirano a liberare il tempo da ogni equazione economica.

di Valentina Daelli


Quanto dura un’ora? E una settimana?

Un metro cubo d’aria respirata in coda alle poste. Due millimetri di suola consumati in primavera. Quattro caffè in una mattina (una mattina difficile, diciamo). Millesettecento tasti per venti minuti di parole.

Inserire il nostro tempo nella contabilità di fine mese può risultare meno banale di quanto appaia a prima vista.

“Non si sommano le mele con le arance”, ammoniva saggiamente la mia professoressa di matematica, suggerendo che confrontare il valore di oggetti o attività non omogenei richiede il ricorso ad una comune unità di riferimento.

E’ il denaro l’unita’ che scegliamo normalmente per confrontare oggetti che hanno poco a che fare l’uno con altro. Mele e arance. Libri, coltelli e stabilimenti balneari. Tutto diventa confrontabile in quanto monetizzato.

E per un complesso sommarsi di oscure ragioni di mercato, i 12 minuti in cui l’idraulico smanetta sotto il mio lavandino valgono 10 volte di più delle 2 ore e 7 del mio film preferito, nella buia e rassicurante aria condizionata di un cinema.

Logica vorrebbe che lasciassimo gocciolare i lavandini e guardassimo più film, ma le necessità della vita, ahimè, remano spesso contro la logica.

Un diverso approccio al problema di attribuire un valore ad attività disomogenee è offerto dalle Banche del tempo.

Perché in fondo qualcosa hanno in comune una lezione di tennis e un taglio di capelli, una coda alla cassa del supermercato e l’annaffiatura di un giardino, ed è il tempo che dobbiamo dedicare per portare a termine le diverse attività.

La Banca del tempo nasce dall’idea di un modello di economia alternativa, realizzata su scala locale e svincolata dalla moneta. Diffusa in Europa, negli Stati Uniti e in Sud America, la Banca del tempo arriva in Italia all’inizio degli anni novanta. Da una prima esperienza realizzata da un gruppo di donne a Santarcangelo di Romagna, l’idea si diffonde rapidamente in diversi centri italiani.

La Banca del tempo è un sistema di scambio in cui l’unità di misura dei beni scambiati è il tempo. Si offre la propria disponibilità a fornire un servizio, a condividere un sapere, e si acquisisce il diritto a ricevere una diversa prestazione della stessa durata. Il tempo fornito e il tempo richiesto hanno lo stesso valore.

Un’ora di giardinaggio per un’ora di idraulico. Il sogno di molte massaie.

Anche Trieste possiede la sua Banca del tempo, che ha festeggiato l’anno scorso i suoi 10 anni di attività. Organizzato dall’associazione AltroTempo, questo insolito istituto di credito si trova presso la scuola media Bergamas, in via dell’Istria 45. Sul sito dell’associazione (www.altrotempo.org) si può scorrere l’elenco delle attività disponibili, dall’animazione per feste all’astrologia, dai consigli legali alle lezioni di cucina triestina. Passaggi in macchina, creazioni di siti web, cura di piante e animali durante le vacanze, i servizi che possono essere offerti e ricevuti sembrano coprire molte delle necessità della vita quotidiana.

Si terrà il 3 ottobre 2009 la giornata nazionale delle Banche del tempo. Il tema della giornata sarà "Tempo: se recupero non spreco", per evidenziare il ruolo che queste organizzazioni hanno nell’ottica più generale di un modello di sviluppo economico e sociale alternativo a quello cui siamo abituati.

Turismo responsabile: cos’è, come si fa e perchè

Qualche suggerimento e spunto per affrontare la prossima stagione delle vacanze con qualche idea in più. Il turismo responsabile infatti ci permette di conoscere un territorio, la sua cultura e la sua gente, nel rispetto dell'ambiente e delle risorse locali.

di Gabriella Robba e Gianpiero Cossarini

Fine giugno, il sole scurisce la nostra pelle chiara ed i suoi raggi caldi annunciano che è oramai tempo di vacanza e di decidere la meta. Gli amici ci sommergono di consigli su possibili viaggi, mete, tempi ed anche sullo stile del nostro viaggiare. Qualcuno ci suggerisce che viaggiando in un certo modo si può fare del turismo responsabile. Ma cosa significa turismo responsabile?

Sotto l’astro dorato l’interrogativo è ancor più scottante ed esige una risposta corroborante. Armati di secchiello e paletta …ehm di pennarelli, cartelloni e un orologio per non divagare troppo, ci ritroviamo (noi del gruppo Volentieri e non solo) in una serata di fine luglio per ragionare su cosa sia il turismo responsabile e su come si possa realizzare in pratica. Grazie all’esperienza delle nostre amiche dell'associazione Kallipolis usiamo uno schema di “incontro di progettazione partecipata”: dal lavoro di piccoli gruppi emergono idee e pensieri che poi sono condivisi e discussi assieme per giungere infine ad una sintesi, nella speranza di chiarire qualche dubbio... E tra salame, birra, frizzi e lazzi , ecco che cosa emerge.

Azzardiamo, innanzitutto, una nostra connotazione di turismo, quale spostamento non necessario alla sussistenza, ma dettato da intenti ludici, ricreativi e culturali al quale dobbiamo poi aggiungerci il significato di responsabile.

Da questa definizione di turismo emerge che l’attenzione è rivolta a chi viaggia (chi viaggia deve ottenere divertimento) ma aggiungerci l’aggettivo “responsabile” sposta un po’ il fuoco dell’attenzione dal viaggiatore al luogo e alle persone che accolgono.

Infatti per noi turismo responsabile è una forma di turismo poco invadente, che si adatta ai luoghi e alle culture del luogo, rispettoso ma allo stesso tempo curioso e partecipe. Richiede quindi consapevolezza di chi parte, ma anche di chi accoglie, perché è un modo di viaggiare ispirato ai valori della sostenibilità e solidarietà, e non solo alla ricerca di divertimento. E' importante perciò che si crei un rapporto di fiducia reciproca tra chi viaggia e chi ospita.

Durante la serata maturiamo l’idea che il turismo responsabile è una forma di economia alternativa nel rispetto delle realtà sociali, che mira ad un minore impatto sul territorio. Il turista responsabile è, pertanto, cosciente dell’impatto socioeconomico ed ambientale del proprio viaggiare. I benefici (economici, ambientali e culturali) del turismo dovrebbero ricadere sulla popolazione che ospita il viaggiatore, mentre gli “effetti collaterali” dovrebbero essere quantomeno contenuti.

Quindi la nostra discussione si è orientata verso strumenti e modi concreti per realizzare un viaggio responsabile. Dalle varie idee nasce una proposta di decalogo delle azioni che aiutino a far ricadere i benefici del turismo sulle popolazioni locali, nella convinzione comune che il turismo responsabile non sia necessariamente un modo di viaggiare spartano orientato al risparmio, ma piuttosto di uno stile di viaggio che permetta di vivere secondo le tradizioni locali (per esempio nella ricerca del dove mangiare o del come alloggiare) e che metta in contatto con le risorse umane del luogo.

Alcune azioni emerse sono:

1. rispetto all’alloggio: cercare di evitare le catene di alberghi e preferire Bed&Breakfast o alberghi a conduzione locale, che favoriscano il contatto con le persone; anche chiedere direttamente ospitalità sul posto può essere una valida opzione (ad esempio il couch surfing, rete di persone che mettono a disposizione un divano di casa per i viaggiatori, o la possibilità di “permutare” la casa per il periodo delle vacanze con un'altra famiglia interessata a passare un periodo nella nostra città, ecc.);

2. rispetto al cibo: cercare non le catene delle grandi ristorazioni, ma ristoranti locali, non fidarsi troppo delle guide, ma chiedere alla gente e magari visitare i mercati per familiarizzare con cibo, modi e usanze locali. Inventarsi il modo di creare situazioni di slow food, perché anche attraverso il cibo si conosce il posto che si sta visitando;

3. rispetto al trasporto: prediligere i mezzi pubblici, la bici, il camminare ai mezzi inquinanti, o comunque considerare sempre il mezzo più ecocompatibile alla luce delle esigenze e disponibilità locali; inoltre viaggiare lenti (possiamo chiamarlo slow travelling?) perché a bassa velocità ci possiamo far contagiare più facilmente;

4. rispetto all’ambiente e al territorio: orientare la presenza e le azioni verso la conservazione dei luoghi e la minor produzione di rifiuti.

Si è discusso poi se il turismo responsabile possa essere di massa oppure no. La risposta è: forse!!!

Da un lato emerge la convinzione che essendo il turismo una fonte non trascurabile per molte economie locali, quanti più turisti responsabili sono in viaggio tanto più le comunità locali possono beneficiarne. Tuttavia il turismo responsabile deve calibrarsi alla capacità di accogliere del luogo, per questo non può essere troppo concentrato. Se possibile quindi sono da prediligere le realtà piccole (o nel caso anche quelle grandi, purché la ricchezza prodotta sia solidale, ovvero distribuita sull'intera comunità) e diluire le partenze e la presenza nel tempo.

E per rendere più diffusa la conoscenza del turismo responsabile durante la discussione proponiamo qualche idea:

- creare uno sportello dell’ecoturismo e del turismo responsabile (sito web, facebook, punto info) per dare idee di viaggio e per condividere le esperienze;

- incentivare la formazione di tour operator responsabili coinvolgendo le associazioni locali e ricercando delle certificazioni;

- divulgare e sensibilizzare l'opinione pubblica (incontri e serate) sui reali benefici, economici e di equità verso le popolazioni locali, del turismo responsabile.

Ci salutiamo con qualche idea (ma forse anche qualche dubbio in più) e chissà come saranno le nostre prossime vacanze?


Per approfondire sul turismo responsabile ecco qualche sito web:

http://it.wikipedia.org/wiki/Turismo_responsabile

http://www.aitr.org/site/senegal/articoli.php?id=14 Associazione italiana turismo sostenibile

http://www.viaggiemiraggi.org/ cooperativa di treviso che organizza viaggi responsabili


e qualche libro:

Turismo Responsabile. Nuovi paradigmi per viaggiare in terzo mondo di Renzo Garrone (Editore: Associazione Ram)

Andare a quel paese. Vademecum del turista responsabile di Duccio Canestrini (2008, 188pp. ed. Feltrinelli)

Turisti Responsabili di Umberto Di Maria (2004, 150pp. ed. Terre di Mezzo, 10€) propone un elenco abbastanza esauriente dei TO, esempi di viaggi, costi e date

Una risposta concreta al problema casa (seconda puntata)

L’autocostruzione/autorecupero rappresenta un percorso alternativo per soddisfare il bisogno di alloggi delle fasce di popolazione più sfavorite. Le istituzioni pubbliche più attente alle politiche sociali ed ai servizi per la collettività sono gli interlocutori naturali per poter realizzare concretamente un tale tipo di intervento.
di Stefano Querin




Dove eravamo rimasti?

Carlo, con la sua borsa di studio all’università, non può di certo permettersi una casa di proprietà ai prezzi di mercato. E come lui molte altre persone che vivono in prima persona l’emergenza abitativa di cui tanto parlano i media. Ma forse il suo amico Paolo ha trovato una soluzione possibile: l’autocostruzione/autorecupero. In due parole, ci si fa la casa da soli.


Paolo ha sentito parlare di autocostruzione/autorecupero assistito su una rivista di informazione locale: tale tipo di intervento consente di diventare proprietari di un alloggio abbassando i costi del 50-60% rispetto ai prezzi di mercato. Ciò è possibile fondamentalmente per due motivi: la manodopera viene fornita dai futuri inquilini, soci della cooperativa di autocostruttori/autorecuperatori che propongono e realizzano l’intervento con l’assistenza di tecnici abilitati. L’utile d’impresa semplicemente non c’è, perché è la cooperativa stessa a realizzare i lavori.

La città in cui vivono Carlo e Paolo non ha molti terreni per nuove costruzioni ma è piena di alloggi ed edifici sfitti, spesso lasciati in stato di abbandono (da questo punto di vista ricorda molto Trieste...). Per questo motivo puntano ad un intervento di autorecupero su uno stabile già esistente, piuttosto che all’autocostruzione di un edificio nuovo.

E adesso? Vista la forte valenza sociale e partecipativa di tali soluzioni, è normale che i principali referenti a cui appoggiarsi per la loro realizzazione siano le istituzioni locali. Ed ecco che Carlo e Paolo, muniti di grande entusiasmo e di tutta la documentazione del caso, spiegano al sindaco dalla loro città cos’è l’autorecupero/autocostruzione, illustrano i benefici ed i vantaggi che i cittadini e l’amministrazione pubblica ne possono trarre, senza peraltro tralasciare i numerosi (e spesso non banali) passaggi da compiere per giungere alla fine di questo percorso.

Se le istituzioni locali (comuni, assessorati alle politiche sociali, aziende per l’edilizia residenziale, ecc...) sono interessate, si può partire con la mappatura degli edifici disponibili sul territorio: immobili sfitti di proprietà pubblica (ma anche privata) che necessitano di interventi di manutenzione. Tale mappatura deve indicare il tipo di immobile e le superfici/volumi complessivi, la proprietà e la disponibilità di quest’ultima ad eseguire la manutenzione con la metodologia dell’autorecupero, l’eventuale presenza di locatari/occupanti (nel caso di stabili non completamente sfitti) e la loro eventuale disponibilità a partecipare all’intervento di autorecupero.

Un’ulteriore classificazione deve indicare l’entità dell’intervento necessario: in alcuni casi sono sufficienti solo lavori di finitura e leggere modifiche alle partizioni interne, in altri sono necessari interventi strutturali ed impiantistici più importanti.

Sembra che Carlo e Paolo se la stiano cavando bene: hanno trovato altre due persone interessate al progetto, un sindaco attento ai temi dell’abitare sostenibile... e un’intera caserma dismessa da autorecuperare!

Adesso c’è bisogno di nuovi inquilini/autorecuperatori: è quindi fondamentale la diffusione ad ampio raggio delle informazioni sui benefici ed i vantaggi delle pratiche di autocostruzione/autorecupero, sia a livello istituzionale, che per i singoli cittadini.

In Friuli Venezia Giulia, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica su queste tematiche sta procedendo anche grazie al progetto LEGO (Laboratori E Giornate perla sOlidarietà). I volontari ed i professionisti coinvolti in LEGO hanno partecipato a vari festival in Regione (“BIOEST” a Monfalcone, “Festival delle Diversità” e “Sottolostessocielo” a Trieste e “Fare Pace” a Udine) diffondendo materiale informativo e coinvolgendo la cittadinanza con allestimenti e dibattiti pubblici.

Il 26 settembre verrà inoltre presentato a Trieste il corso di formazione sulle tematiche della solidarietà e del sostegno sociale (con particolare riguardo all’ambiente abitativo urbano ed al diritto alla casa). Il corso, finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia tramite il progetto “AUTO-SOLIDALE”, inizierà ad ottobre.

Sarà possibile approfondire le tematiche dell'abitare solidale anche seguendo il corso post laurea “MAUS – Metodologie per un Abitare Urbano Solidale” che l'Istituto di Ricerche Economiche e Sociali - IRES (http://www.iresfvg.org) lancerà il prossimo ottobre nella sede di Trieste.

A livello istituzionale c'è la volontà politica di varare una nuova legge sulla casa che includa anche le pratiche di autocostruzione ed autorecupero. A tutti i cittadini interessati non resta che mantenere alta l’attenzione su questi temi in attesa delle decisioni delle amministrazioni locali e regionali!


Per maggiori informazioni:

Ingegneria Senza Frontiere Trieste ONLUS - http://isftrieste.units.it/

ARCI Trieste - http://www.arcitrieste.org/

Kallipolis - http://kallipolis.net/

Disegni di Saul Darù – www.sauldaru.com