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martedì 1 settembre 2009

Il tempo ritrovato

C'è un solo modo di dimenticare il tempo: impiegarlo? (Charles Baudelaire). Breve viaggio nelle Banche del Tempo, che aspirano a liberare il tempo da ogni equazione economica.

di Valentina Daelli


Quanto dura un’ora? E una settimana?

Un metro cubo d’aria respirata in coda alle poste. Due millimetri di suola consumati in primavera. Quattro caffè in una mattina (una mattina difficile, diciamo). Millesettecento tasti per venti minuti di parole.

Inserire il nostro tempo nella contabilità di fine mese può risultare meno banale di quanto appaia a prima vista.

“Non si sommano le mele con le arance”, ammoniva saggiamente la mia professoressa di matematica, suggerendo che confrontare il valore di oggetti o attività non omogenei richiede il ricorso ad una comune unità di riferimento.

E’ il denaro l’unita’ che scegliamo normalmente per confrontare oggetti che hanno poco a che fare l’uno con altro. Mele e arance. Libri, coltelli e stabilimenti balneari. Tutto diventa confrontabile in quanto monetizzato.

E per un complesso sommarsi di oscure ragioni di mercato, i 12 minuti in cui l’idraulico smanetta sotto il mio lavandino valgono 10 volte di più delle 2 ore e 7 del mio film preferito, nella buia e rassicurante aria condizionata di un cinema.

Logica vorrebbe che lasciassimo gocciolare i lavandini e guardassimo più film, ma le necessità della vita, ahimè, remano spesso contro la logica.

Un diverso approccio al problema di attribuire un valore ad attività disomogenee è offerto dalle Banche del tempo.

Perché in fondo qualcosa hanno in comune una lezione di tennis e un taglio di capelli, una coda alla cassa del supermercato e l’annaffiatura di un giardino, ed è il tempo che dobbiamo dedicare per portare a termine le diverse attività.

La Banca del tempo nasce dall’idea di un modello di economia alternativa, realizzata su scala locale e svincolata dalla moneta. Diffusa in Europa, negli Stati Uniti e in Sud America, la Banca del tempo arriva in Italia all’inizio degli anni novanta. Da una prima esperienza realizzata da un gruppo di donne a Santarcangelo di Romagna, l’idea si diffonde rapidamente in diversi centri italiani.

La Banca del tempo è un sistema di scambio in cui l’unità di misura dei beni scambiati è il tempo. Si offre la propria disponibilità a fornire un servizio, a condividere un sapere, e si acquisisce il diritto a ricevere una diversa prestazione della stessa durata. Il tempo fornito e il tempo richiesto hanno lo stesso valore.

Un’ora di giardinaggio per un’ora di idraulico. Il sogno di molte massaie.

Anche Trieste possiede la sua Banca del tempo, che ha festeggiato l’anno scorso i suoi 10 anni di attività. Organizzato dall’associazione AltroTempo, questo insolito istituto di credito si trova presso la scuola media Bergamas, in via dell’Istria 45. Sul sito dell’associazione (www.altrotempo.org) si può scorrere l’elenco delle attività disponibili, dall’animazione per feste all’astrologia, dai consigli legali alle lezioni di cucina triestina. Passaggi in macchina, creazioni di siti web, cura di piante e animali durante le vacanze, i servizi che possono essere offerti e ricevuti sembrano coprire molte delle necessità della vita quotidiana.

Si terrà il 3 ottobre 2009 la giornata nazionale delle Banche del tempo. Il tema della giornata sarà "Tempo: se recupero non spreco", per evidenziare il ruolo che queste organizzazioni hanno nell’ottica più generale di un modello di sviluppo economico e sociale alternativo a quello cui siamo abituati.

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