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martedì 1 settembre 2009

Sostenibilità: una finestra sull’Aquila post terremoto

Intervista ad Annalisa Taballione, ingegner-architetto aquilano, per una chiacchierata sostenibile sulla ricostruzione della città dell’Aquila.

di Pietro Parisse


6 aprile 2009. Una data che rimarrà a lungo impressa nella mente di ogni aquilano. Esiste ormai una linea di demarcazione netta tra un prima ed un post terremoto che lascia al passato il ricordo e le sicurezze di una città e che pone al presente domande, dubbi, incertezze insieme al desiderio di ricominciare, ripartire, ricostruire...

ricostruire al di la’ del sentirsi fortunati perché sopravvissuti, ricostruire al di là del superamento dell’emergenza immediata, ricostruire per restituire agli aquilani una città migliore...

Ma è davvero possibile che tutto questo avvenga?

Un gruppo di giovani tecnici aquilani crede a questa possibilità ed intorno a questa possibilità sta sorgendo una fucina di idee progetti iniziative che si fondono nel progetto del Collettivo99.

Complice il desiderio di rincontrare amici di sempre e di godere della loro presenza e grazie all’interesse del gruppo Volentieri, ora a 4 mesi dal sisma da giornalista improvvisato e da aquilano trapiantato a Trieste mi trovo con Annalisa del Collettivo99 per una chiacchierata sostenibile sul loro progetto di “riconversione oltre la ricostruzione”.

Che cos’è il Collettivo99?

Collettivo99 è un gruppo di tecnici aquilani under 40, specializzati in differenti ambiti scientifici e letterari, che si sono riuniti pochi giorni dopo il sisma del 6 aprile per lavorare insieme alla ricostruzione dell’Aquila, per dare un contributo effettivo alla comunità attraverso competenze multidisciplinari e con la “freschezza” di punti di vista giovani. La parola “collettivo”, che non intende fare alcun riferimento politico, contrariamente invece a quanto alcuni vogliono credere, sta ad indicare semplicemente la condivisione di idee e la provenienza variegata di ambiti e specialità differenti. Il numero 99 è chiaramente un riferimento esplicito alla storia della città, storia dell’architettura, della società, dei valori aquilani.(ndr. La leggenda narra che la città dell'Aquila venne fondata dai 99 principi e baroni della zona, ognuno dei quali impose la costruzione di una propria chiesa, una propria piazza ed un proprio palazzo all'interno della nuova città).

Quali sono gli obiettivi che il collettivo99 si propone e come opera?

Collettivo99 lavora ormai da circa quattro mesi all’elaborazione di un masterplan per la ricostruzione della città dell’Aquila, in un’ottica legata alla sostenibilità economica, sociale ed ambientale, alla sicurezza antisismica, alla produzione alimentare locale, all’uso razionale e consapevole del suolo, alla produzione di energia da fonte rinnovabile. L’applicazione di questi principi renderà certamente la città contemporanea, in una nuova veste architettonica e tendente alla valorizzazione del patrimonio locale, senza timori dovuti all’assoluta conservazione dei luoghi e di cimeli imbalsamati, ma con approccio critico e sostenuto da criteri di integrazione. Il gruppo è organizzato in vari ambiti disciplinari ognuno dei quali è coordinato da un referente; i differenti ambiti lavorano autonomamente e periodicamente si confrontano tra loro portando avanti un lavoro comune e condiviso.

Cosa significa sostenibilità nella ricostruzione?

La definizione di “sviluppo sostenibile” data da WCED – World Commission on Environment and Development – in occasione della Conferenza Mondiale sull’ambiente e sullo sviluppo dell’ONU è: sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. Il concetto è assolutamente vasto: si considerano principi legati all’economicità degli interventi, alle conseguenze sociali che essi inducono, a quelle ambientali ed ecologiche; proprio per questo motivo non credo che una città sostenibile sia la somma di migliaia di edifici sostenibili, ma penso che essa la si renda tale se la si progetta interamente e nella sua complessità secondo specifici criteri che considerino quei concetti di cui si parlava. Sostenibilità nella ricostruzione significa progettare una città vivibile e sicura: occorre rivedere e riprogettare le infrastrutture esistenti, proporre una viabilità nuova sostenibile, pedonale e ciclabile, attraverso appositi percorsi di riqualificazione della città territorio; occorre integrare nel sistema gli interventi del Piano C.a.s.e., appoggiati su zone scelte apparentemente solo per il basso rischio idrogeologico, senza evidenti soluzioni ai trasporti, ai collegamenti viari, alla mobilità locale; occorre perseguire la prevenzione, ricostruire secondo criteri di sicurezza antisismica e fornire alloggi sicuri alla popolazione; produttrice di energia ed eco-compatibile: occorre individuare specifiche isole produttrici di energia attraverso l’installazione di sistemi di conversione delle fonti alternative, accumulo dell’energia prodotta ed erogazione della stessa in modalità tecnologiche innovative, realizzare impianti urbani per il teleriscaldamento e più in generale sistemi a risparmio energetico ed a ridotto consumo; il singolo edificio non può più essere un’entità energivora ma deve diventare luogo di produzione energetica per il singolo utente e la comunità. Bisogna incentivare l’utilizzo di materiali innovativi eco–compatibili, la raccolta differenziata, il riuso ed il riciclaggio; a norma di legge: la ricostruzione deve adeguarsi alle normative vigenti in tema di risparmio energetico ed implementare, dove e quando possibile, le prestazioni energetiche del singolo edificio; in tal senso la città deve rivedere i propri regolamenti interni recependo le direttive comunitarie e nazionali e lavorando all’adeguamento delle stesse nel proprio ambito socio – culturale, ambientale, climatico;

tendente alla produzione alimentare locale attraverso sistemi di filiera corta: l’uso razionale del suolo non

progettato deve consistere nella

messa in produzione dello stesso, garantendo alla città

l’ottenimento dei frutti della propria terra, in un’ottica legata al rilancio dell’economia e dell’occupazione locale;

contemporanea: la nuova città deve rispondere alle esigenze di una comunità che si affaccia al terzo millennio, abbandonando tendenze obsolete ed aprendosi alla digitalizzazione dei sistemi, della comunicazione, delle relazioni.

Perché una ricostruzione sostenibile? Quali sono i costi/vantaggi di una ricostruzione sostenibile?


Una ricostruzione sostenibile per rendere più vivibile la città e ricostruire senza arrecare danni all’ambiente ed all’economia. Fino ad oggi non si è mai tenuto conto di questi aspetti, con conseguenze ancora poco visibili a L’Aquila in cui l’effetto isola di calore urbano non è molto evidente per le dimensioni relativamente ridotte dell’insediamento ed il clima rigido locale; ma, in vista dei progressivi cambiamenti climatici, risulta necessario prevenire e la ricostruzione si presenta come (tragica) occasione per risolvere problemi di inquinamento da usi civili, ottimizzare le reti urbane ed individuare sistemi produttori di energia da fonti alternative. Purtroppo la città vive il suo anno zero, ma abbiamo le competenze per trasformarla in una realtà all’avanguardia, laboratorio urbano per sperimentare tecniche innovative da applicare in loco. Il costo di tutto ciò è convincere amministrazioni e popolazione! L’introduzione di sistemi di produzione di energia da fonte rinnovabile a scala urbana ha certamente alti costi di acquisto materiali e installazione, a fronte di minimi costi di gestione, ma ammortizzabili dall’incentivazione statale per mezzo di Conto Energia, Certificati Bianchi e Certificati Verdi; i benefici che la città trae riguardano certamente l’impiego occupazionale nel settore e l’introduzione di nuove modalità di profitto. Per ciò che concerne la ricostruzione totale del singolo edificio il supplemento economico dell’investimento è irrisorio rispetto alla spesa complessiva: il danno è però a monte, in quanto negli indirizzi per la ricostruzione emanati finora sono totalmente assenti rimandi al risparmio energetico ed all’implementazione energetica dei nuovi involucri. Per le ricostruzioni parziali, invece, la spesa è chiaramente maggiore: anche in tal caso però manca il giusto sostegno statale e locale che spingerebbe il singolo proprietario a valutare interventi aggiuntivi se incentivato economicamente con appositi fondi.

Uno degli obiettivi è la costituzione della Carta dell’Aquila sulle città sostenibili del terzo millennio, che cos’è? Ci sono già degli esempi di città sostenibili?

Text Box: Foto di Laura MariottiLa Carta dell’Aquila è un documento condiviso nell’ambito della Conferenza dei Comitati che contiene le linee guida per la ricostruzione della città e la sua conversione in città sostenibile: i punti cardine sono sette ed ognuno di questi sarà in futuro ampliato ed approfondito attraverso ulteriori sottopunti che affronteranno dettagliatamente le tematiche specifiche. I punti racchiudono in poche righe i concetti fondamentali che, a nostro parere, vanno presi in considerazione e concretizzati per la ricostruzione della città: in particolare il primo punto evidenzia la necessità di stilare un documento strategico condiviso da tutti gli attori in gioco che indirizzi sulle modalità di azione e gestione ad ogni scala, al fine di proporre una pianificazione territoriale di riferimento ed evitare interventi incontrollati e dannosi; gli altri punti approfondiscono temi legati al consenso ed alla partecipazione dei cittadini, alla trasparenza del processo, alla sicurezza antisismica delle nuove costruzioni ed all’innovazione tecnologica, alla valorizzazione della città territorio ed alla contemporanea esigenza di trasformazione, alla tutela del patrimonio storico, artistico e culturale; ciascun tema è comunque indirizzato alla salvaguardia ambientale, alla riduzione dei consumi ad ampia scala ed alla produzione di energia da fonti alternative. Esistono città che hanno quartieri, reti o edifici sostenibili: noi crediamo che L’Aquila abbia l’occasione per diventare la prima città europea sostenibile.

Che cos’è l’atto critico di progetto?

E’ il modo corretto, a parere nostro, per intervenire sul tessuto storico della città, e più in generale su tutto l’esistente: crediamo che non sia valida la mera conservazione a priori, il falso storico né tanto meno il dov’era – com’era indifferenziato, ma che il costruito vada analizzato, studiato e decomposto caso per caso conseguendo la catalogazione dei valori storici e architettonici che il tessuto dentro le mura (e non solo) porta in sé, la valorizzazione degli stessi se in determinati stati di conservazione e la possibile loro trasformazione. E’ inoltre in itinere la ricerca di idonee soluzioni di integrazione di sistemi di produzione di energia in involucri di particolare interesse storico, perché crediamo che anche la contemporaneità di sistemi tecnologicamente avanzati possa valorizzare il contesto storico e sia oggi una prerogativa imprescindibile per la riduzione dei consumi energetici.

Ci sono già stati dei riscontri da parte delle istituzioni alle proposte del collettivo? Si sono ottenuti dei risultati?

Le amministrazioni locali sono state invitate agli incontri ed alle Conferenze sin dai primi giorni dopo il sisma e hanno partecipato, per la maggior parte, con grande interesse all’attività

di Collettivo99, mostrandosi disponibili a sostegni di vario genere, dalla messa a disposizione di locali per lavorare al progetto a confronti verbali per la condivisione delle idee; mancano però tuttora proposte concrete che coinvolgano il Collettivo99 e gli altri comitati cittadini spontanei nelle fasi della ricostruzione. L’unico invito effettivo è stato fatto dall’OCSE e dal Ministero del Tesoro per la partecipazione al tavolo di discussione sul tema della città. E’ curioso, per non dire deludente, constatare che enti di rilevanza nazionale ci diano un ruolo efficace, mentre a livello locale tutto tace.

In che modo si può essere più incisivi?

Il lavoro del Collettivo99 sarà approfondito e portato a conclusione, sostenuto da soluzioni reali alle molteplici problematiche in gioco: il progetto sarà messo a disposizione della città che deciderà se farne uso o meno. Giungere a questo obiettivo significa già, a nostro parere, ottenere un risultato più che positivo. In ogni caso è intenzione della Conferenza dei Comitati Cittadini istituire un tavolo tecnico in cui individuare le mansioni inerenti ciascun comitato, dalla pianificazione territoriale al progetto all’analisi delle dinamiche sociali fino a quelle economiche ecc., allo scopo di approfondire i singoli aspetti della ricostruzione in modo maggiormente tecnico e specifico. L’attività di Collettivo99 prosegue comunque nell’organizzazione delle conferenze tecniche di divulgazione del progetto e dei vari step di avanzamento, incontri iniziati all’inizio di giugno e che hanno già evidentemente segnato la forte riconoscibilità del gruppo di lavoro in città e la partecipazione degli altri comitati, dei cittadini e dei rappresentati delle amministrazioni locali.

Saluto e ringrazio Annalisa per le delucidazioni e spero che le informazioni da lei fornite possano essere utili per i lettori del Volentieri non solo per conoscere la situazione dell'Aquila ma anche per stimolare una riflessione sull'eco sostenibilità della loro città.

Per maggiori informazioni e/o sostegno al Collettivo 99 http://www.collettivo99.org/

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