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martedì 1 dicembre 2009

Una Trieste viva!

Alla voce “propositi per il nuovo anno” vogliamo mettere il pensare ed essere parte attiva nella vita sociale e musicale della nostra città. A questo proposito ecco un’intervista a Roberto Lisjak che ci presenta il comitato Trieste Viva

di Putano Noiz


Ciao Roberto. Tutto bene? Direi che la prima domanda debba essere: cos'è il Coordinamento Trieste Viva?

Trieste Viva è uno strumento di coordinamento delle principali realtà che a Trieste si occupano di aggregazione giovanile, con particolare riferimento al contesto musicale: ne fanno parte varie associazioni studentesche e giovanili che si prefiggono lo scopo di avvicinare la città alle espressioni della cultura giovanile, per rendere le strade e le piazze vitali, partecipate, vive. Quando scegliamo un vino ci auguriamo che sia buono, non solo “bevibile”, parimenti noi non ci accontentiamo di una città che si limiti ad essere “vivibile”, vogliamo una città “viva”.

Da cosa è nata l'esigenza di un Coordinamento simile?

L'esigenza di convocare gli "stati generali" dei soggetti che si occupano dell'organizzazione di eventi nasce da una riflessione comune sulla necessità di difendere una visione della socialità più autentica, più spontanea e quindi più ricca. Questa socialità è inscindibile da una concezione della città come uno spazio che tutti i cittadini possano sentire proprio, "cittadini attivi e consapevoli e non solo comparse in uno spettacolo diretto da altri, diretto da pochi", come recita il nostro manifesto.

L'idea di far convergere in un organismo di coordinamento realtà diverse per cultura ed esperienza ma accomunate dalla stessa visione della socialità, matura a partire da alcuni momenti molto significativi che hanno contraddistinto gli ultimi mesi. Nel mese di Aprile si è tenuta una tavola rotonda sul tema delle aggregazioni giovanili, organizzata dalla lista studentesca Autonomamente; in quest'occasione i vari soggetti attivi sul territorio hanno potuto confrontare le rispettive esperienze e ne è emerso un quadro in cui molti hanno lamentato difficoltà di rapporto con le istituzioni e con la città. Il secondo evento chiave è la mobilitazione collettiva conseguente allo spostamento dalla sua sede tradizionale dell'Opening Band Live, un concorso per gruppi emergenti organizzato dal Comune di Trieste che nelle passate edizioni si era sempre svolto nella centralissima piazza S. Antonio ma che per l'edizione 2009 è stato spostato in periferia. Verso la fine di giugno, quando è iniziata a circolare la notizia dello spostamento la mobilitazione è stata spontanea ed immediata: è subito nato il gruppo su facebook “Coprifuoco a Trieste? No, grazie” che nel volgere di una decina di giorni ha raccolto quasi 5000 adesioni, chi aveva i contatti con l'amministrazione comunale ha sondato le vie diplomatiche ma, soprattutto, tutte le realtà che si erano confrontate nella tavola rotonda si sono incontrate per fare quadrato, costituire un fronte comune. In tutti noi c'era la netta consapevolezza che se le singole associazioni non godevano di adeguata considerazione nel dibattito, un organismo che le rappresenti tutte diventa un interlocutore ineludibile e così è stato: il neonato Coordinamento, infatti, ha organizzato un'assemblea pubblica per discutere dello spostamento dell'Opening e l'assessore Rovis, delegato dal Sindaco, è venuto a confrontarsi con noi e con il pubblico intervenuto, mostrando una notevole considerazione per il soggetto che si andava costituendo.

Trieste versa davvero in questo stato "precario" di socialità e confronto? Perché?

Non credo sia il caso di drammatizzare e di alimentare l'idea che esista una insanabile contrapposizione fra giovani e città; esistono soggetti che hanno interesse a spingere una visione della città di Trieste lacerata da un conflitto generazionale, mi riferisco in particolare ai media, ma ci sono a mio giudizio ampie possibilità di confronto e margini di miglioramento del clima. La città non è rappresentata solo da chi scrive lettere di protesta al giornale e non tutte le lamentele sono infondate; si tratta di uno scenario complesso di cui è molto difficile avere una percezione esaustiva.

Spesso ci si confronta e ci si scontra sulla rivendicazione di due istanze contrapposte ma ambedue legittime:da un lato il diritto alla socialità, dall'altro il diritto al riposo. In mezzo, nello scomodo ruolo di arbitro della contesa, le istituzioni.

Io credo che sia pretestuoso sostenere che si tratti di esigenze incompatibili fra loro e soprattutto contesto l'identificazione socialità=giovani, riposo=adulti; ci sono adulti che sono ben felici di vivere in una città in fermento e non tutti i giovani sono molestatori del sonno altrui.

Secondo me, alla base di queste incomprensioni c'è da parte delle istituzioni una difficoltà di lettura delle aggregazioni giovanili, una incapacità di fare le opportune distinzioni fra modelli di aggregazione, stili di vita e persone che li interpretano. Il compito che ci proponiamo è quello di affiancare le istituzioni in questo lavoro di decodifica, mettendo a disposizione le nostre competenze e le nostre esperienze per favorire un dialogo fra le parti.

Chi fa parte del Coordinamento e, soprattutto, è un tavolo di discussione aperto a tutti?

Il Coordinamento è aperto a tutte le associazioni che operano nel contesto delle aggregazioni giovanili: ne fanno parte l'Associazione Culturale Gruppo Tetris, l'Associazione Musicale Jambo Gabri, Casa delle Culture, il Comitato Nuova Tripcovich, la Consulta Giovanile di Trieste, la Lista Universitaria Autonomamente e l'Unione degli Studenti. Chiaramente siamo ben felici di allargare il dibattito ad altri soggetti e invitiamo gli interessati a contattarci via mail: triesteviva@gmail.com.

Quali gli scenari possibili per il futuro socio-culturale di Trieste?

Gli incontri del coordinamento si succedono a cadenza settimanale e stiamo facendo un buon lavoro di squadra. In questi mesi abbiamo ottenuto di confrontarci con dei rappresentanti della giunta comunale, gli assessori Rovis e Rossi, in quello che ambisce ad essere un tavolo permanente di confronto sulle tematiche giovanili. In questo senso abbiamo riscontrato un atteggiamento di disponibilità e una sincera apertura di credito da parte del Comune. Abbiamo affrontato temi ad ampio spettro, dalle più nobili questioni del rapporto fra giovani e istituzioni al più prosaico problema della mancanza di bagni pubblici nel centro città, ed abbiamo posto le basi per l'individuazione di soluzioni concrete. Stiamo discutendo con il comune la possibilità di co-organizzare manifestazioni in centro e ha trovato terreno fertile anche la nostra proposta di rivitalizzare la socialità anche in zone periferiche della città con manifestazioni ideate ad hoc. Abbiamo chiesto ed ottenuto che l'area della ex piscina Bianchi sia messa a disposizione per le manifestazioni all'aperto e contiamo di ottenere a breve l'installazione di alcuni bagni chimici nelle zona più frequentate nelle ore serali. I presupposti per cambiare le cose ci sono tutti ed è tangibile il fatto che anche le istituzioni son consapevoli della necessità di attribuire la giusta importanza a questi temi.

Trieste non è più la città deserta ed abbandonata a se stessa di qualche anno fa, attualmente l'offerta culturale rivolta ai giovani è ampia e sufficientemente variegata. La sfida per il futuro è quella di aiutare la città a percepire questa offerta come una ricchezza e non come un elemento di disturbo. All'orizzonte ci sono progetti importanti, primo fra tutti il progetto di rivalutazione della Sala Tripcovich, e i segnali di vitalità di cui quest'esperienza del coordinamento è la miglior testimonianza, lasciano intendere che i giovani sono determinati a rimpossessarsi del proprio futuro.

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