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venerdì 1 maggio 2009

Si migra un po’ per poter vivere - 1

Circa 4 milioni i cittadini italiani che vivono all’estero. E 3.4 milioni gli stranieri che si sono trasferiti in Italia. Per studiare, per lavorare, per trovare nuove possibilità. Due storie a confronto, per raccontare quanto sia simile (e diverso) trasferire la propria vita in un altro paese.

Text Box: Foto  S.LibralatoInterviste di Valentina Daelli


Nome

Arianna

Origine

Milano, Italia

Età

27 anni

Trasferita a…

Berlino, Germania

Da quanto tempo?

3 anni

Per lavoro o per studio?

Prima per uno stage, poi per studio, poi per lavoro.

Che cosa hai studiato prima di trasferirti?

Laurea in lingue e master in studi europei.

Conoscevi la lingua?

Sì.

Ci sono dei corsi di lingua per stranieri organizzati dal comune o da altre organizzazioni (università, etc.)?

Sì, dal comune.

Sono previsti degli aiuti per chi si trasferisce?

Borse di studio apposite per gli studenti stranieri, e diversi sussidi a cui possono accedere anche gli stranieri, in quanto residenti in Germania: per esempio un sussidio statale per l'affitto, o un sussidio minimo mensile se si è disoccupati. Per quanto riguarda gli aiuti non finanziari, ci sono i corsi di integrazione gratuiti (lingua, educazione civica, storia tedesca).

Quanto tempo ci hai messo ad avere il permesso di soggiorno?

Comunità europea, non serve.

Dopo quanto tempo potresti avere la residenza?

La residenza l’ho già (bastano 3 mesi), invece per la cittadinanza servono 8 anni.

Potresti votare? Vorresti votare?

Posso votare per i candidati tedeschi alle europee, per le elezioni locali (comune e quartiere) e per alcuni referendum. Dato che pago una marea di tasse...sì vorrei votare eccome anche alle politiche!

Ti consideri inserita nella vita locale? Frequenti autoctoni?

Sì, è molto facile inserirsi nella vita berlinese. Frequento molti tedeschi, anche se ne frequentavo di più quando studiavo.

Come giudichi l'atteggiamento dei locali rispetto agli stranieri?

In generale tollerante, ma dipende molto dai quartieri e dal bagaglio culturale (berlinesi dell'ovest in genere molto più aperti di quelli dell'est).

Quanto giudichi difficoltoso il trasferimento?

Per me è stato davvero facile, ma vedo che per molti che arrivano senza sapere la lingua, le cose sono molto complicate.

Se potessi tornare indietro, lo rifaresti?

Assolutamente sì!

Consiglieresti ad altre persone di trasferirsi in questa città?

Dipende dal tipo di persona, di solito è una città che o si ama o si detesta.

Vorresti tornare nel tuo paese?

Per ora no, ma non escludo di farlo nel futuro.

Quanto è probabile che effettivamente tu possa tornare a breve?

Per nulla probabile. Ci ho messo troppo tempo a liberarmi della mentalità milanese e non ho intenzioni di tornare a contatto con essa. Forse potrei vivere in Italia in un'altra città, ma in ogni caso non fino alle prossime elezioni.

Qualche motivo per cui ti dispiace aver lasciato il tuo paese?

La famiglia e gli amici di vecchia data, il fatto di poter uscire da Milano e trovare in poco tempo paesaggi bellissimi.

Qualche motivo per cui sei contenta di aver lasciato l'Italia?

Adoro essere straniera in un paese e la curiosità che ti si crea intorno, riesco a vivere lavorando part-time e quindi ho un sacco di tempo per coltivare i miei interessi, conosco ogni giorno persone da ogni dove con esperienze incredibili alle spalle che mi arricchiscono tantissimo...potrei continuare all'infinito.

Un vantaggio del paese in cui vivi rispetto al tuo paese d’origine? Uno svantaggio?

Vantaggio: il senso civico e il rispetto per gli altri.

Svantaggio: lo so, è molto banale, ma...il sole e il caldo. La metereopatia e il malumore che ne può scaturire sono una cosa terribile! E poi l'assicurazione sanitaria, in Germania è carissima.

La cosa più piacevole che hai trovato?

L'apertura mentale della società berlinese (non tanto dei berlinesi, quanto in generale della gente, tedesca e non, che si trasferisce qui), l'assenza di pregiudizi, la gente per strada a qualsiasi ora del giorno e della notte, il basso tasso di criminalità e quindi l'assenza di paura e paranoia dell'"altro".

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