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venerdì 1 maggio 2009

L’insostenibile pesantezza della musica

Intervista con Francesco Noiz, dj e direttore artistico di un rock club per capire cosa vuol dire eco-compatibile in campo musicale.

Francesco Noiz rilascia un’intervista a Volentieri

Ciao Francesco, quello della sostenibilità della musica è un argomento che ti sta molto a cuore, ma come è nato questo interesse e cosa ti ha spinto a indagare a fondo l'aspetto eco/etico del mondo musicale?

Non devo andare molto indietro con i ricordi per avere un’immagine chiaroscurale del rapporto fra musica e ambiente.

Inizi del 2004: gli U2, gruppo che ha costruito la sua fama e la sua fortuna anche sull’impegno profuso in battaglie umanitarie/ecologiste, salpano su un vascellone Green Peace per un viaggio lungo il Rio Delle Amazzoni.

Lo scopo è quello di centrare l’attenzione dei media sulla deforestazione subita dalle aree pertinenti al fiume: il più grande polmone del pianeta.

Bene…qualche mese dopo esce il nuovo disco degli U2. In serie limitata (3.500.000 copie) si potrà acquistare il prodotto con allegato un booklet con fotografie, testi e alcune interpretazioni artistiche degli stessi realizzati da Bono.

Sono 48 pagine di carta superlucida non riciclata con i disegnini della luna e del sole, di lui e i suoi demoni e di pose di ‘sti quattro nani. In calce: “Join Green Peace”.. una divinità zoomorfa mi invase i pensieri.

L’anno dopo il Live Aid: una parata di stars su 10 palchi in tutto il mondo pronte a cantare di sofferenze, di malattie e di fame.. poi tutti ai vari afterparty costati sui 2 milioni di euro (Snoop Dogg si era preso avanti.. 300.000 $ di shopping londinese nel pomeriggio..Madonna è salita sul palco con una parure da 280.000 euro mano nella mano con una piccola korogochana sieropositiva.. dalla poltrona la incitavo: “Dài.. ancora un passetto ed è sul bordo del palco.. dalle una spintina, DAGLIELA!!”).

E non c'è stato un momento in cui hai pensato: qualcosa può cambiare? E' veramente tutto così buio?

2007, l’anno del megaevento del LiveEarth: otto città, 150 artisti.. quel giorno ero veramente, veramente infastidito. Possibile che non ci sia una voce contro? Non al fine, al mezzo..


Me ne sto lì a smerigliarmi il malumore quando sul web trovo: I MUSE NON PARTECIPERANNO AL LIVE EARTH. DAL LORO SITO: “TROVIAMO INCOERENTE LO SCOPO DEL CONCERTO CON TUTTI GLI SPRECHI DI ENERGIA CHE L’EVENTO COMPORTERÀ. SOLO PENSANDO ALL’INQUINAMENTO CHE PRODURRANNO I JET PRIVATI SI DOVREBBE PENSARE ALLA NON COERENZA DELL’OPERAZIONE STESSA”.

Provo un forte, fortissimo sollievo..

Non pensate male: non sono un fissato-criticone-cieco.. so bene che, troppo spesso purtroppo, per dare rilevanza a un problema, occorre alzare la voce, aumentare le risorse, “accettare” un vizio di forma. Ci sto..ma quando questo, de facto, sconfina nell’ipocrisia non ci vedo più.

In un mondo come quello musicale, che di fatto si sta sempre più accorgendo dell'importanza dell'impatto visivo, del multimediale, dell'apparire, credi ci siano delle valide alternative? Verso che direzione è meglio muoversi?

La prima alternativa è il web. Pensiamo se gli stessi eventi che ho citato fossero stati realizzati e prodotti esclusivamente in streaming su internet. Locations e palchi ridotti, ingressi numerati e a pagamento (pro bono), gestione del portale di trasmissione con ricarico fondi dedicati alla causa per ogni accesso, selezione delle partnerships pubblicitarie (non come alle dirette dei concerti della FAO con spot della Fiesta in mezzo: “…e a un certo punto, non ci vedo più dalla fame...” subito dopo appello di Kofi Anaan ai grandi della terra).

Da qualche tempo, a guardar bene, ci si sta muovendo lungo una strada e una coscienza differenti.

Complice la tensione al rinnovo della gestione energetica tout court (industriale e domestica), il mondo dello show biz musicale sta virando verso un consumo meditato.

Giusto per farci un'idea più chiara del problema, puoi fornirci qualche dato a riguardo?

Attualmente, il 95% delle installazioni audio/luci utilizzano grandi quantitativi di corrente, erogati dalla rete o da generatori (gruppi elettrogeni) altamente inquinanti, in quanto vengono adottati amplificatori in corrente alternata di grande potenza e lampade a scarica e a incandescenza con elevati consumi.

Di massima ogni lampada tradizionale consuma dai 250 ai 2.000 Watt per un numero che spesso supera i 50 pezzi per installazione.

Solo in Italia ogni anno gli eventi musicali producono una quantità di CO2 pari a quella di 22.500 auto con 10.000 km di percorrenza. 45.000 tonnellate di emissioni nocive solo nel nostro Paese e spreco energetico a pioggia.

Che fare? Ecco alcuni accorgimenti che potrebbero rendere “ecocompatibili” i concerti, riducendo del 75% le suddette emissioni.

Le nuove lampade a LED hanno un’efficienza dieci volte superiore rispetto alle lampade tradizionali e possono lavorare anche in corrente continua, con l’effetto di riuscire ad avere la stessa luce con consumi pari ad un decimo *.

Per quanto riguarda l’impianto audio, invece, si arriverà a utilizzare prevalentemente amplificatori digitali in continua di nuove generazione che, con un uso razionale della corrente anche per i servizi di palco porterà a servire platee enormi, assicurando continuità a bassi consumi e zero emissioni *.

Un esempio? (Francesco mi mostra la foto delle torri layer sopra riportata e ...)

Credo che questa foto sia sufficientemente esplicativa! I pannelli solari vengono messi in opera studiando la disposizione del palco e delle torri layer (quelle che reggono le casse audio per intenderci). I relativi inverter e quadri di scambio possono essere distribuiti nei cavedi delle stesse (solitamente a uso di starlette e zoccolame vario utili quanto un porto in Val d’Aosta), mentre i rilanci di segnale verrebbero gestiti con cablaggio audio/luci di prassi.

I tanto amati chioschi del beveraggio utilizzerebbero lo stesso sistema con un quantitativo di pannelli commisurato alla necessità (services che stanno maturando questa tipologia di supporto tecnologico in renting/sharing sono in continua fioritura).

La foto fa riferimento ad uno spazio aperto. Per l’indoor si può ricorrere al classico impianto fotovoltaico di scambio.

MTV, Radiohead, Muse, Subsonica..sono alcuni dei nomi che si sono già attivati in tal senso.

Il passaggio dalla produzione tradizionale a quella ecocompatibile sarà progressivo, anche per capire in che modo smaltire/riciclare gran parte delle tecnologie sfruttate finora (tonnellate e tonnellate di strumentazione).

Ok, ora è tutto più chiaro! Questo però sulla grande scala. Ma per esempio, tu che sei co-fondatore di un rock club cosa stai facendo in questo senso?

Fin dall’apertura del circolo ho lavorato e investito sull’uso di tecnologie a basso consumo energetico * (ecco il perché dell’asterisco).

Sto valutando l’installazione di un impianto fotovoltaico (anche perché lavoravo nella progettazione di impianti FV), capendo come (e quando) effettuare la spesa.

L’esborso iniziale non è di poco conto (contando tutte le altre spese di allestimento del posto).

E’ altrettanto vero che l’investimento si recupera con la formula di scambio (il surplus che si colleziona viene messo in rete e pagato: a tutti gli effetti si diventa produttori e fornitori di energia).

Per tutto il resto razionalizzo: il catering per gli artisti, la cena, il consumo di acqua.. mi batto perché ogni aspetto venga gestito con parsimonia, giustezza, rispetto.

Vi mentirei se dicessi che non ci sono degli sprechi.. vi mentirei se omettessi il fatto che spesso il mio fegato si ingrossa per questo. Ma voglio che ci sia e credo ci debba essere una battaglia culturale su questi temi.

Ho la fortuna di confrontarmi con un gran numero di persone, posso toccare con mano quanto certi aspetti non vengano presi in considerazione, quanto il parlarne apra le coscienze, quanto l’ignoranza o la leggerezza la facciano da padroni, quante possibilità ci sono per ottimizzare questa parte di cultura-mondo.

La ritengo una fortuna. Sapere che c’è molto da fare è un vantaggio: tiene gli occhi aperti, i nervi e i muscoli pronti allo scatto, la mente curiosa e stimolata.

Recita Wikipedia: “Lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.

Io vedo la musica come un bisogno; ragionare affinché questa possa continuare ad avere spazi, mezzi, connessione con le persone significa anche responsabilizzarla e preparala al futuro.

I tempi corrono e segnano il passo: il cd sta morendo (meno spreco di materiale comunque), i concerti costano sempre di più con feedback inferiore, la gente guarda con sempre meno simpatia le superstars ingorde e violente nel loro disinteresse..

In breve: lo show business musicale (ed è necessario distinguerlo dalla Musica) sta perdendo sul piano culturale su troppi fronti.

Siamo noi fruitori in grado di fare le scelte corrette.

Ed ora che ne siamo più coscienti possiamo ascoltare con maggiore entusiasmo i musicisti che si stanno muovendo verso la direzione auspicata da Francesco (e boicottare i concerti ad alto impatto energetico..) Ringraziamo Francesco e vi lasciamo con un’immagine: un concerto a impatto zero. Sembra non gli manchi nulla.

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