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venerdì 1 maggio 2009

La Rubrica di Philomena


Per rispondere alle tue domande su sogni e simboli

di Philomena

Ciao Philomena,

devo dire la verità non faccio sogni o almeno non li ricordo, quindi non saprei cosa scriverti. Ciononostante vorrei un tuo parere riguardo al fatto che non riesco più a condividere la mia vita con amici, in appartamento, e allo stesso tempo non ho voglia di andare a vivere per conto mio. Mi piacerebbe tanto vivere in una casetta nel verde, sul Carso, ma stare nel mezzo della città in modo da poter accedere a tutte le attività sociali con estrema facilità ed immediatezza. Avere una casa di proprietà, ma se me la compra qualcun’altro. Forse voglio troppo dalla vita o non so cosa voglio?

Tu cosa ne pensi?

Un amico.

Caro amico,

devo dire che è abbastanza diffuso il fatto di non sognare più o almeno di non ricordarli. Questa mancanza di sogni è di per sé simbolica!

Ma andiamo alla reale questione da te sottoposta: desiderare troppo o non sapere cosa desiderare. Da quello che mi scrivi possiamo escludere la prima ipotesi. Sicuramente non stai desiderando la luna nel pozzo, anche perché nella vita è lecito desiderare, voler realizzare dei sogni, porsi degli obiettivi che all’apparenza sembrano irraggiungibili, ma che con il tempo possono realmente concretizzarsi. Quindi, io ti direi “desidera una casa con giardino nel mezzo della città, compra una casa facendoti aiutare da qualcuno, ad esempio un parente, un’agenzia immobiliare, un amico/a, insomma se ti serve aiuto chiedilo”.

Più complicato è il tuo disagio nel vivere con gli altri, ma allo stesso tempo il non poter stare da solo. Vivere con gli altri, chiunque essi siano parenti, amici, partner, ha i suoi aspetti positivi perché il ritorno a casa è comunque più gradevole pensando che nella tua casa c’è qualcuno anche se questo qualcuno potrebbe non essere quello che desideri profondamente. L’immagine di una casa completamente vuota nella quale entrare è scoraggiante e angosciante. Kalhil Gibran diceva a proposito della casa: la casa è il vostro corpo più vasto. Non sarà il velo lucente che ricopre la ferita, ma la palpebra a difesa dell'occhio. La casa altro non è che l’espansione del nostro corpo e dentro di essa noi viviamo come la nostra anima vive in noi. Che bello è ritornare nella propria casa che ci accoglie, ci protegge e ci libera. Ma non è detto che debba essere vuota anzi come la nostra anima deve essere piena, piena di calore, di incontri, di sensazioni, e sogni. Se ci guardiamo dentro scopriamo di non essere vuoti ma di avere un mondo intero racchiuso al quale accedere tramite il pensiero, e così nella nostra casa, nella quale è racchiuso il nostro universo, accediamo tramite una porta.

Simbolicamente potrei dire che il tuo rifuggire dal vivere in una casa è legato alla tua paura di vivere con te stesso, e quindi cerchi fuori quegli elementi di gioia e serenità che danno senso alla vita. Il mio suggerimento è: apri la porta della tua anima e lascia che sia lei guidare il flusso dei tuoi desideri, e non aver paura di chi entra e chi esce comunque sia qualcosa lascia in dono alla tua casa.

Caro amico, spero che le mie parole abbiamo acceso una piccola luce che ti aiuti a vedere più chiaramente la strada da seguire.

Philomena

(philomena.rubrica@gmail.com)

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